Dalla raccolta Inventario per il macellaio (Interno Poesia Editore, 2018)

 

tra le tue cose una rosa
secca di santa Rita –
tra i medicinali scaduti
le ricevute di cambiali
gli incartamenti colorati
dei regali, biglietti
d’auguri per Pasqua e Natale
spediti da Forlì;
una rosa, povera cosa –
riposa da lungo tempo
tra le pagine gialle
di un libretto delle ore:
passita nel silenzio
nel bruno del tempo
passita povera cosa
in una giornata di giugno
afosa,
fiore devoto –
la vita dei vecchi,
al suono dei tasti
una Olivetti
nei cerchi di fumo del tempo.
non mi resta da dirti
ch’è tardi, indicando
sul polso spoglio qualcosa,
mentre una luce uggiosa
mi chiama da fuori.
Il gatto è cieco, penso –
sbanda e sente mancanza,
pure i tuoi calendari
avvertono la solitudine
di ruggine e polvere:
fermi da una vita a dicembre –
solleticati da spifferi amari
e crudi, fantasmi
di cose perdute.

 

*

 

certo, a pensarci il tempo
cola via come acqua
nelle strade d’autunno –
ma sembra pure fermo
se riguardo a quei giorni
se la tua voce tremula ora
allora era canto
mentre andavo a scuola.
La fola che ci stringe
non è cunto: è vento
crudo –
un orologio fermo,
una parola che
zoppica inciampa cade –
le carte serbate per niente,
il tuo archivio di morti
incorniciati da sempre sul muro,
la luce scura dietro
l’altarino di san Giuseppe.

 

*


l’odore delle stanze
nelle case di campagna
sa di santi e spighe, e fichi
seccati al sole. Sono
giovani suore le parole,
la volta che hai scritto il tuo nome
sulla soglia del magazzino,
quella che hai veduto
la donna lavare il suo uomo nel tino.
Il tempo gioca sempre
a nascondino, e non lo trovi
lo cerchi fra rovi e rose canine,
lo invochi se è tardi
lo guardi allo specchio nel mattino
sa di vento marino e gelsi
e di cieli tersi della
tua infanzia.
Dici: quando c’è l’amore e la gioia,
e non è frase fatta
vita ch’è scorsa, scorza
dolce come il frutto
tutto, altro che niente.

 

 

Nicola Grato (Palermo, 1975) è laureato in Lettere moderne con una tesi su Lucio Piccolo. Insegnante di scuole medie, ha pubblicato un libro di versi, Deserto giorno (La Zisa, 2009), oltre ad alcuni saggi sulle biografie popolari (Lasciare una traccia e Raccontare la vita, raccontare la migrazione, in collaborazione con Santo Lombino); ha svolto per cinque anni il ruolo di drammaturgo della Compagnia del Teatro del baglio di Villafrati (PA) in collaborazione con Santo Lombino e per la regia di Enzo Toto, scrivendo testi da Tommaso Bordonaro: La spartenza bianca campagna nìvura simenza; da Stefano D’Arrigo: Horcynus Orca parte I Paradiso, Horcynus Orca parte II Purgatorio, Horcynus Orca parte 3 Inferno.
Altri lavori di drammaturgia per le scuole da Giono, Tournier, Turoldo ed Elsa Morante.

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