Da Tempi gemelli (Edizioni Il Faggio 2005)

perfettamente nell’incavo 

d’una finestra dalle spranghe di ferro

mi manca di vedere – le ore, lontane –

e ogni volta che passa una bici sotto la casa

legacci guizzanti m’attraversano le ossa,

scendono i muri, tagliano a spicchi 

le onde di fronte, si posano su orme 

di passi vecchi, sugli stracci che portano in giro 

particine di vita apparentemente buttata

non riconosco granchè dall’alto 

ma sembra un peccato sono sola a guardarlo

Contraddistinti da note agrodolci, in forte contrasto con il carattere deciso e cupo che caratterizza i pastelli di Sonia Ciscato, i versi di Barbara Pietroni in Tempi Gemelli acquisiscono potenza scorrendo le brevi, ma intense, pagine. Immergendosi poco a poco nella lettura si avverte fin da subito il proselito di una nota malinconica, alle volte macabra e persistente. Nascosta dietro le parole, lascia un retrogusto agro di un’esigenza quasi incontrollabile di liberarsi del mare in tempesta che le agita l’animo. La poetessa si ritrova spesso persa in un connubio di sensazioni nostalgiche e disperate che al contempo riverberano dolcezza.

non c’è dolore nel massacro considerato come tale

la gente muore e sulle guance dei corpicini

negati allo spavento la carne volteggia sempre uguale

passi nella terra, piedi lunghi, ginocchia intere

mille volte, mamma, mille volte

t’ho raggiunto con la mente sotto al letto

mentre qui mi faccio prendere dal solito difetto:

uscire allo scoperto sperando che il momento giusto

accompagni per intero il mio corpo, tutto

Come in un sogno, la realtà psicologica della Pietroni prende forma, fondendosi pian piano con la mano della Ciscato. Si avverte immediatamente il forte contrasto tra il biancore delle pagine e il nero pece della cupa atmosfera delle acqueforti. Sembra quasi richiamare questa nostalgia, sempre ricorrente e in crescendo in ogni poesia. Questo graduale, ma deciso, alzare i toni da parte della poetessa rende sempre più evidente quanto pittura e poesia siano così intimamente legate da completarsi a vicenda. Proseguendo con la lettura, il nero dell’inchiostro prende vita, si tramuta nei fantasmi che popolano la fantasia di Sonia Ciscato incarnandosi in essi e nella loro fugacità. La dinamicità e il senso di movimento che i pastelli trasmettono fin dal primo sguardo fanno da specchio a parole sempre più eloquenti. La poetessa sembra mostrare rimpianti per una vita che, seppur ben spesa, lascia dietro di sé quelle domande che non troveranno mai risposta. Ed è proprio da qui che la poesia della Pietroni acquisisce finalmente il suo senso ultimo, quando tutto tace, una “torre di corpi nudi” opprime la schiena ma tutto vicino a lei resta…fermo. 

da una salita a scivolo scende

un pericolo costante che riempie

sottili vene nel bagaglio interno

corpi s’inarcano ben stretti

sotto gli occhi di tutti gli oggetti

si ritirano nel non sentire

la pace anima tutte le cose

ma io faccia schiacciata a terra

una torre di corpi sulla schiena

attendo che qualcosa traspiri da sotto

perchè vicino a me tutto resta

fermo e sopra si lanciano

stormi di vite simili a pietre

Barbara Pietroni nasce a Roma nel 1971. Trascorre l’infanzia a Milano e dopo aver finito gli studi classici, frequenta la Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. Trascorre la sua vita a cavallo tra Milano e Atene. Giornalista professionista, è responsabile dell’Ufficio centrale di Attualità di Amica, mensile di Rcs MediaGroup, il gruppo del Corriere della Sera, e su Amica.it si occupa di mostre e libri di fotografia. Ha pubblicato in antologie, tra cui I poeti di vent’anni (2000) a cura di Mario Santagostini e Nuovissima poesia italiana (2004) a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Ricciardi. Nel 2005 esce per le edizioni Il Faggio Tempi gemelli.

L’immagine della copertina è di Anita Guantario ©

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