da solaria
Gabbiani con la pioggia al cimitero
Scambiano un torvo sguardo allo straniero
Corvo. Gorgogliano le grate
S’inghiottono le anime

Il corvo lordo si pulisce nella pozza
Il gabbiano lo osserva con la gozza piena
*
Quando il tempo del lutto nostro nero si farà
splendente spleen di sole memorie terrene
chi ci ridarà tenere giornate di marzo serene
guardando la fossa rossa riempirsi dal di là?
Così lo seppellivano con la ruspa Raffaele
compagno d’altri tempi, non pudìchi ma severi
che io non ho conosciuto bene.
Lo seppellivano in una parte al camposanto
che non ho mai visto o voluto vedere
una distesa sterminata e vuota
una tavoletta di cioccolata al latte
fango sbiadito di quadrati panciuti
sazi d’atei, di trabocchetti per gli incompiuti
*
Solaria
A dicembre i giorni più scorti- dell’anno
-cati e scuoiati dalle sequenze distanti
dei passaggi del sole su queste costanti
che sono vita, morte ed inganno
e sotto l’inganno cadono foglie in inverno
e sotto l’inganno schiantano i cavalli da tiro
ed il gelo permea l’avanzata del sole nel nulla
nell’universo costante di buio il giro del sole
culla la morte ed il ritorno e l’eterno;
le ombre.
*
Quand’arriva radiazione // solare meno intensa
e la stratosfera è spenta
e la troposfera immensa
blocca venti caldi provenienti // dall’Atlantico
s’aprono le porte a quelli gelidi dell’Artico
e da una Russia immaginaria arrivi tu

*
non essere cangiante per favore
tutti abbiamo il bisogno urgente
del voler sapere che è notte
dal tramonto all’alba, le nostre lotte
i corpi a corpo nella folla urlante
confusi dal fiammante infinito sfocare
già nel giorno li vediamo neri – se
controluce smembri controieri
non essere cangiante per favore
non oltre non andare sole
ti sormontano nuvole opache
mentre t’innalzi e davanti
non lasciarmi morire d’estate
*
Ineluttabili
Nel prato al cimitero son cresciute
le margherite nere col polline giallo
di morte solare questa primavera avvamperà
le nostre vite che sempre son state
buio cavallo
Lungo la valle immaginaria
che corre lungo il muro in cinta nasceranno
altre margherite nere col polline giallo
Matteo Danieli nasce a Trieste il 25 luglio 1974.
Nel 1999 fonda il gruppo Gli Ammutinati.
Presente nelle antologie Il volo del calabrone. Un progetto di poesia performativa (Battelo Stampatore, 2008), Viadalfreddo ( il NuovoFVG, 2006) che presenta la mappatura delle scritture in Friuli Venezia Giulia, nell’edizione 2003 dell’Agenda delle fragole (Lietocolle), sul sito di Absolutepoetry. Diverse le partecipazioni a manifestazioni, festivals e slams, tra cui il Festival di Topolò, PoesiaPresente di Monza e Absolutepoetry di Monfalcone.
Ha vinto il secondo Trieste International Poetry Slam.
Collabora con il gruppo rock Baby Gelido e con Furio Pillan nello spettacolo 2t or 2l.
Nel 2007 pubblica Genetica della stanza (Battello Stampatore, ‘i libretti verdi’) e da allora presenta anche un’altra performance di voce accompagnata dal sound dei Baby Gelido.

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