“Sinfonia delle mucche” è un libro di disegni e versi.
Disegnato da Poki e scritto da Guido Celli “Sinfonia delle mucche” è un viaggio siderale a briglia sciolta nella costellazione-mondo del bovino.
“Sinfonia delle mucche” è lo sguardo delle mandrie, delle stalle, dei campi, degli ettari di fango che, come pezzi d’una scacchiera agreste, drammatizzano la narrazione con l’energia dell’assoluto che ha per quinta il cielo, con l’azzurro dei suoi mattinali.
Nella convinzione che solo gli occhi delle mucche comprendano cosa la crosta del pianeta Terra effettivamente sia.

Fra gli spettacoli d’ombre
che l’alba esagera a terra
c’è il tempo d’un sogno
fatto di fiume e d’infanzie:
sogno di mucche intrecciate
come vimini al bastone
all’erba che brucano come fra onde di mare
o ai rami strappati come fili di cotone:
sogno spugnoso di mani piene di granchi
nati dal fango come da un’allucinazione.
Fuori dal campo
a distanza di un fosso
brilla scura le terra:
nelle sue argille battono
le arterie minerali
della gestazione.

***

Uno scricchio lungo la crosta del Mondo:
i balsami eccitati delle nuove foglie
spettinano e ridestano
l’assopita architettura dei rami.
E’ vela calda Maggio
che la vampa del polline gonfia:
sull’intero campo vola il suo viaggio
scudisciando le ossa ai boschi
rimescolando il sangue alle mandrie.

***

C’è odore di mattino che sgorga dalle cortecce
una striscia di spume come in marea
che dal risveglio e dalle carni d’una grotta
scivola via lungo il derma del bosco e poi ancora via
rapido si riversa alle piane nelle valli e muta il greto
d’ogni cosa ogni senso il croma d’ogni segreto
ed il suo frescore porta la fiamma d’un ombra al mondo
incendia di chiarofreddo i campi
che al primo raggio brillano come distese di diamanti
sotto i primi barbari passi delle mandrie assonnate ruminanti

evocate impetroliate dal blu midollare delle argille.
Le schiene prima
le pance poi i musi
delle mucche
s’incelestano.
E tutto l’azzurro
piega la pancia al cielo
e va.

***

C’è qualcosa d’elefante in una mucca
ma anche di cane: una mansuetudine
d’andare che vive nel suo sguardo
qualcosa che sa di pioggia e cerimoniale
e che unisce la proboscide alle zanne:
un agreste vagare in savana di campo
senza erranza e senza traguardo.

***

In fondo al fondo degli occhi delle mucche
c’è una palude di suoni tronchi: un concerto
di membrane uno sciame di melme
un vibrato di sgrondi: se ci vedi bene
dentro c’è un pozzo d’acqua infinito
e se guardi ancora più in fondo
al fondo degli occhi delle mucche
c’è uno specchio rotto da una goccia
di castano molle ovvero Mondo.

***

da “Il volo che il cielo compie in cielo”(Guido Celli, Entry Edizioni Musicali, 2018)

 

 

 

Guido Celli è un poeta e nasce a Roma nel 1979, da padre romano e madre americana.
Nella vita precedente a quella di ora è stato: pugile, buttafuori, pulitore, facchino, manovale e magazziniere. Ora, per campare, prova a fare l’artista. Lascia alle sue spalle tre oramai antichi ricoveri psichiatrici e molti momenti difficili. Ma ce l’ha fatta, è sopravvissuto ed è qui.
Ogni tanto ha pubblicato, ma poco e spesso male, nonostante abbia scritto 28 opere (fra poemi, sinfonie e quant’altro). La rivista di Milano “L’almanacco de La Terra Trema” lo ha preso a ben volere e in ogni suo numero ospita le sue poesie più recenti.
Ha prodotto artisticamente gli ultimi due dischi di Flavio Giurato.
E’ la voce e la poesia del gruppo electro-noise spokenword Cor:unedo.
“Il volo che il cielo compie in cielo” (Entry, 2018) è il suo primo album solista.
E’ regista di videoclip  (Flavio Giurato, Saint Huck).

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