Dalla raccolta Lettere della fine, Vydia Editore, 2015

 

il bambino è la sua vita
la testa rotonda gira a vederti
la sua vita mangia, ti guarda, non sa
se esiste quel tempo dappertutto
qualcosa degli altri. vedi…
il bambino è Alessandro
ride guarda nei fiori
vede il bicchiere la casa
la pianta di ciliegio –
questa è un’ora
stare col bosco è la piega
del libro dove scrivi:
“siamo stati qualcuno
che non sapeva
la luce è un apice
impararla”. I giorni
sono questo, le pagine
come la tua cena
sul tavolo l’abito nuovo
i giocattoli – scrivi:
“siamo il tempo che
qualcuno ci pensava
il viso senza le parole”.

 

*

 

nella latta la loro storia. bruciavano i rami nelle cascine, uscivano di notte cercando il campo e pisciare. non sapevano nessuno tra i vivi e i morti, ma i campi di novembre la roggia l’acqua fredda i panni sui fili l’ombra degli uccelli che passava alta. parlavano in una direzione che pensavano l’aria stesse più lontano di guardare.

sul lago c’è solo inverno. tutti parlano le parole che parliamo: nero acqua uccelli canneto. cadono sui paesi le poiane. la neve una volta non lascerà la pietra, mangiando neve indovineremo il passato e la piova che torna, i ginocchi spaccati dai legni, le piante che rompono la luce, le sedie vuote, vicine.

 

*

 

queste stanze sono la nostra vita
dalla piccionaia la testa tenta il volo e sotto
i fagiani scappano – cade
il libro dei morti i colori del mandala
e mutiamo un po’ per dire la lingua degli uccelli
dei bambini vai lì col passo che porta
il giardino le voci così vere.

 

*


scrivere l’aria e il pensiero di rose e menta nei giardini


spiegavi l’ala del passero nel colletto
il volo era dentro guardare – nell’aria
sbricioli pane l’asola è un varco fino al cuore


così il nido è un giorno le sedie branchi
e per nessuno la stanza balbetta
il rosso è due volte – mela e mondo –


lava lo spazio che tutto manca – così
solo la polvere ritorna solo la notte è buio
una storia uguale – e vegli


gigantesco e solo – siedi
aggiusti la tazza dove il latte cagliava
metti via foglie in autunno.

 

*

 

cammina nel presagio del fiore
nella casa dei vestiti col tavolo di semina
i bicchieri nel rumore di poco
come nel ricordo la strada d’acqua.


cammina e l’orecchio conosce un’altra cosa
le parole al di sopra del polmone
e tutto che ascolta con le voci sperdute
che il bosco lascia piccole:


cambieremo casa
lasceremo entrare un ciottolo
e dal vetro spezzato suoni grossi
l’aria che arriva all’improvviso


le parole si fermano, vediamo
qualcosa dei volti, un particolare
che non potresti recidere
l’abbandono è questa speranza.

 

*

 

«Le Lettere sono dunque lettere di resistenza, e, proprio come le lettere dei giovani eroi della Resistenza italiana, sono fresche e struggenti, desolate per la fine prossima e insieme attraversate da una celebrazione pura, senza retorica, della vita. Le Lettere sono anche lettere dell’adesività, che unisce i rigettati e i senza mondo, nella schiettezza di chi sa che “siamo vivi per la vita intera ma non c’è l’intero” (…), nell’abbandono al divenire di chi sta accanto alle cose, se ne lascia attraversare, o le ama pensandole: “a lungo pensiamo la poiana / starà nella sera migrerà in noi / come il piccolo muscolo del fiore”

(…)». 

(dalla Prefazione al volume, a cura di Renata Morresi)

Nadia Agustoni (1964) scrive poesie e saggi. Suoi testi sono apparsi su riviste, antologie, lit-blog. Del 2017 è I Necrologi La Camera verde, del 2016 è Racconto Aragno, del 2015 Lettere della fine Vydia editore premio ex equo Bologna in Lettere Interferenze 2017, e la silloge [Mittente sconosciuto] Isola Edizioni; del 2013 è il libro-poemetto Il mondo nelle cose (LietoColle). Una silloge di testi poetici è nell’almanacco di poesia Quadernario (LietoColle 2013). Nel 2011 sono usciti Il peso di pianura ancora per LietoColle, Il giorno era luce, per i tipi del Pulcinoelefante, e la plaquette Le parole non salvano le parole, per i libri d’arte di Seregn de la memoria. Del 2009 la raccolta Taccuino nero (Le voci della luna). Altri suoi libri di poesie, usciti per Gazebo, sono: Il libro degli haiku bianchi (2007), Dettato sulla geometria degli spazi (2006), Quaderno di San Francisco (2004), Poesia di corpi e di parole (2002), Icara o dell’aria (1998), Miss blues e altre poesie (1995), Grammatica tempo (1994). Vive a Bergamo.

La fotografia della copertina è di Dino Ignani

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