Dalla raccolta Canzoniere dell’assenza (Kairós edizioni, 2018)

 

Un treno in ombra

Hai imparato ad attendere che il treno
ricomponesse la velocità del sogno
per insistere nel turbine, mentre il fischio
era un canto penetrante per l’avvio.
Un’ombra la tua immagine che torna
quasi fuggendo, sospesa tra le scale,
ad incontrare illusioni clandestine,
tra i mattoni del sonno, quando il vento
sospinge il profilo.
Un vagone sembra attendere immobile
le sfumature del tuo viaggio in sospeso.
Sui muri incise le cifre dell’ignoto
senza l’affanno, ora deserta irrealtà,
irresistibile desiderio di una sfrenata
distanza.
Ora improvviso stridio delle rotaie
arroventate al sole dell’estate,
per inebriare gli orari dell’incanto.
Il chiaroscuro rinnova i tuoi contatti
nel concedere una strana voce di sospetto
per il grigio amaranto ricucito
alla gola che sospira evasioni.
Si schiude la raffinata indiscrezione del momento
in cui l’incontro ha conoscenze sfumate
per gesti abituali alla stazione
obliqua, polverosa, mattutina.
Una finestra, una porta sempre chiusa
giocano senza quartiere alla solitudine,
che ha madreperla nel costume,
e racchiude il piacere inconfessato
di salire sul treno senza meta.

 

*

 

Il segno

Segno ancora sul calendario con matita a colori
una data precisa per non dimenticare
la stagione che ripete inganno,
e ripiego smarrito in cerca di quel volto
che l’attimo dissolve.
Non cancella l’eccezionale insistenza
la tempesta dei gesti che incidemmo,
il riflesso di una piacevole ombra
che scivola con insistenza.
La speranza che leggevo nell’occhio smarrito
è clessidra interminabile lungo smagliature,
urla sillabe insensate e mi costringe
alle tempie, ossessione indiscreta.

 

*

 

Insonnia

Edwy conosce la mia sete
quando vagano i giorni e scivola la pelle
ripetendo occasioni nel rimpianto di gesti.
Ricompongo le statue col tempo
ad occhi fissi,
un astragalo etrusco modella un rito più antico
e come una bambina soppianta le campane
con il segno della sua perfidia.
L’odore dell’argilla sotto i piedi
ha il segno dei cartigli, delle assenze,
giaciglio a schiena derubata per distrarre arabeschi,
già descritti lungo le congiunzioni
naufraga ancora un simbolo
nella banalità delle ore, e sbriciola vendette frettolose
dove muore il bianco torpore dell’insonnia.

 

 

Antonio Spagnuolo è nato a Napoli il 21 luglio 1931. Ha fondato e diretto negli anni 80 la rivista Prospettive culturali , alla quale hanno collaborato firme autorevoli. Ha fondato e diretto la collana “L’assedio della poesia” dal 1991 al 2006. Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali ed inserito in molte antologie, collabora a periodici e riviste di varia cultura; attualmente dirige la collana “Le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna online “poetrydream”. Fra i suoi ultimi riconoscimenti il Premio “Libero de Libero 2017”; il Premio “Salvatore Cerino 2018”; il Premio “L’arte in versi 2018”; il Premio “N. e C. Di Nezza”, Isernia 2018; una menzione speciale al Premio “Aoros 2017” ed il Lauro d’oro alla carriera “Premio città di Conza 2017”. Tradotto in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo e rumeno ha pubblicato, tra le molte, Ore del tempo perduto (Intelisano, 1953); Poesie 74 (SEN, 1974); Ingresso bianco (Glaux, 1983); Candida (Guida, 1985); Dieci poesie d’amore e una prova d’autore (Altri Termini, 1987); Il gesto – le camelie (All’antico mercato Saraceno, 1992); Dietro il restauro (Ripostes, 1993); Corruptions (Gradiva Pubblications, 2004); Fugacità del tempo (Ed. Lietocolle, 2007); Ultimo tocco (Puntoacapo editrice, 2015); Istanti o frenesie (Puntoacapo editrice, 2018); alcuni volumi in prosa tra cui Monica ed altri racconti (SEN Napoli, 1980) e La mia amica Morèl (Kairós, 2008) e dei volumi per il teatro tra cui Vertigini di colori, un atto per Frida Kahlo (Napoli 2007).

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