Dalla prefazione di Geo Vasile
TRATTATO SULLA BELTÀ SCANDALOSA DELLA PAROLA

Se per Amelia Rosselli la poesia era delirio surreale secondo uno spartito in tono minore della disperazione, derealizzazione e autodistruzione dell’io poetante, le presenti liriche di Adriana Gloria Marigo, strutturate in più sezioni, sanno pure di delirio, però ben temperato da un ingegnoso concatenarsi di sogni diurni, vaticini e rivelazioni in veste alquanto strana: parole matematiche, talvolta latineggianti, ma sempre cariche di senso esistenziale nonché di concetti psico-filosofici, apparentemente inestricabili […]. Nel tentativo di definire la sua poetica, facciamo ricorso alle arti figurative, più precisamente all’estetica del cubismo di Robert Delaunay definito dallo stesso Apollinaire cubismo orfico. […] Senza il mio nome attesta un rigoroso costruttore di improbabilità, che sa procedere per paragoni e analogie, e la cui intelligenza si rivela dans un ordre insensé, che sa improvvisare da trovatore senza smettere di pianificare o di pensare. Improbalità implicite od eventualità fornite da una memoria potenziale o funzionale proprio in opposizione alla memoria storica, legata cioè ai ricordi personali. Quel luziano «conoscere per ardore» è una scelta dei versi della Marigo tra la presenza estrema dell’istante e la presenza estrema del possibile, favorendo quest’ultimo affinché dia la sensazione di vivere di più. […] Da sottolineare nella poesia della Marigo c’è anche la non comune potenza intuitiva che sappia vedere immagini sensibili come simboli. La sua ricerca poetica sembra sia destinata alla purificazione per mezzo dei misteri della bellezza pura della parola, dell’esistenza degli umani che affrontano il paradigma postmoderno della loro sorte: la fine.

 

Da Senza il mio nome (Campanotto Editore)

 

Abbiamo conservato la flessibile
luce lungo la pietra
grigia d’Eleusi a salvare
la parola che non s’addomestica
sorta dall’erta vertiginosa
magnete ultimo d’intima fibra
pregio di perpetuo rischio.

*

IL DONO DEL FUOCO

Per il dono del fuoco
ogni movenza non fu più
l’appena prima:

un’intuizione informe
antecedente la storia
non idiomatica ancora

sottrasse la notte al terrore
per il nero, per il giro celeste
lo spartito delle stelle

la gravità delle sfere
dell’altro ardente allo zenit
quando sulla terra

si stende fresca l’ombra
o lunga nella stagione
incline a smorirsi

rivelò l’infero celato
la complicanza della colpa
il fregio quando la grazia tocca.

*

DELL’AZIONE VANA

Vano farsi spina di rosa
nembo sul fiore
pressione di cesoia
quando arriva l’eco
battente il granito
di un passo in quota

forse prova di vento
forse suo transito

poiché lo sperpero è tanto
infinito il danno.

*

Avviene che ci salutiamo
per un tempo a noi non più
misurabile, la luce grava
dalle tue spalle alla pietraia
dell’iride nella fissità dell’aria
ritornata esatta a Febo  ̶

nessuna trinità a sottrarci
la costanza delle spoglie.

 

 

Adriana Gloria Marigo è nata a Padova, vive a Luino. Dopo gli studi universitari in pedagogia a indirizzo filosofico, ha insegnato nella scuola primaria. Attualmente cura la presentazione di libri, collabora con associazioni e riviste culturali, dirige la collana di poesia Alabaster per Caosfera Edizioni. Ha pubblicato le sillogi Un biancore lontano (LietoColle, 2009); L’essenziale curvatura del cielo (La Vita Felice, 2012); Impermanenza (plaquette per le edizioni Pulcinoelefante, 2015); Senza il mio nome (Campanotto Editore, 2015); Santa Caterina d’Arazzo (plaquette per GaEle Edizioni, 2017); 15 Poesie da Senza il mio nome e una inedita (plaquette per Caosfera Edizioni, 2017).

 

 

 

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