dalla raccolta Crolli (Le Lettere Editore, Firenze, 2012)

 

Odore di pomodoro cotto, nauseabondo
odore di casa-famiglia. Quand’ero figlia
non concepivo di mangiare in rosso alla mensa
dei poveri ricordo in bianco il mio pasto. Di me
che dietro occhialini di ferro imbambolavo
su una pasta scotta, resta un’automa o sindone,
in questo tempo in cui il ricordo non conta.
In questo tempo in cui è maturata questa
norma d’inferno di sentirmi contenta.

 

***

dalla raccolta Vrusciamundo (I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme, 1994)

 

Gaiezza mala

L’autore, se voi lo conosceste
direste c’have una fisionomia smarrita

Come cucina invasa
da formiche,
il viso mio
d’un fluido nefasto
s’imporpora
spare d’un chiaro il sorriso

Ahi! Gaiezza mala!

Le molli ginocchia si piegan
è il latte che scivola
dai sorrisi diserti
da dense pietà
da denti serrati
fra i serragli animati.

Cammina cammina
bla bla
questo presente non sogna
bla bla
quest’acqua non lascia
che niente sia intatto,
si prende i sensi
l’infetta
leva di senso
è salsa,
scuce cicatrici
pezzi di mani
è gettito e gettito
brividi e sangue

Orrore!

L’autore
se voi lo conosceste
direste c’have una fisionomia smarrita

Dammi un farmaco onomatopeico,
un veleno omeopatico,
questa cappa di monaco
scucita
senza gli occhi della mente,
m’ammacca,
m’ammolla le ginocchia
sulle caviglie tornite
forgiate da corse
di cavalla gaia
al galoppo
su cavallo a pelo,
quest’acqua maledetta
che borboglia,
quest’aceto.

Scovami un esorcismo
un borborigmo
dalla Babele acustica
ch’intreccia la lingua,
scoviamo un esorcismo
ché non s’offenda il grande forgiatore
di mani e lingue

ché noi amammo
questa Babele irrequieta
questa lingua
questa lingua posseduta
a colpi di fianchi,
scoviamo un esorcismo
perché di nuovo scorra
lattemiele
a lavar budelle sazie.

L’autore,
eh, eh
voi lo conoscete,
dite c’have una fisionomia smarrita?

Salda le dieci dita
oh licor di lingua
ch’ubriaca,
che non s’offenda la mano
del frale di Dio,
scalda il fiato
mia Babele dolcissima,
forgia di nuovo
quella fisionomia smarrita,
le sue corde sfibrate
attracca!

Ché son di lei stessa
che vorrebbe saziarsi di me stessa
se ne trovasse il modo ermafrodito.

 

***

 

L’Angelina
O come tu se’ bona, Mazzantina
quando tu ridi, alle code degl’occhi
hai zampe di gallina, e tutta
tu fremi, mmh, oh bellafìa
corpo di fragole in gelatina.
Come tu se’ belloccia, Mazzantina
quando tu ridi tutta sgangherata
fino a pisciare e lacrimosa
in quegl’occhietti a mandorla, puttana.
Poi ti ripigli e mugolante
imbragata ti tiri su le hollante
e rigridoli dal riso, Mazzantina
bocca di fragole in gelatina.
O sovresposta, in te solo s’è fisso
un capillare rotto nell’occhio sinistro.

 

Rosaria Lo Russo (Firenze, 1964) è poeta, lettrice-performer, traduttrice, saggista, voce recitante, attrice e insegna letteratura e lettura di poesia ad alta voce a Firenze, dove vive e lavora. Si occupa di poesia e di teatro e dei rapporti fra le due arti, di drammaturgia, letteratura teatrale e letteratura comparata moderne e contemporanee. Si è laureata in Lettere Moderne presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze, discutendo una tesi in Storia dello Spettacolo dal titolo La protagonista di Pirandello. Miti, personaggi e ruoli, vincitrice nel 1992 del Premio Nazionale Luigi Pirandello. Tra i suoi libri di poesia ricordiamo: L’estro (Firenze, Cesati, 1987), Vrusciamundo (Porretta Terme, I Quaderni del Battello Ebbro, 1994), Sanfredianina, in Poesia contemporanea. Quinto quaderno italiano (Milano, Crocetti, 1996), Comedia (Milano, Bompiani, 1998), Dimenticamiti Musa a me stessa (con sedici disegni di Renato Ranaldi, Prato, Edizioni Canopo, 1999), Melologhi (Modena, Emilio Mazzoli, I Premio Antonio Delfini 2001), Penelope (Napoli, Edizioni d’if, 2003), Lo Dittatore Amore. Melologhi (Milano, Effigie, 2004), Io e Anne. Confessional poems (Napoli, d’if, 2010), Crolli (Firenze, Le Lettere, 2012), Poema (1990/2000) (Arezzo, Zona, 2013), Nel nosocomio (Milano, Effigie, 2016) e il libro con dvd Controlli (Monza, Millegru, 2016), testi per video, con video di Daniele Vergni.

 

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