«Entrare nello spaziotempo poetico vuol dire essere attra-versati per un breve istante da un quanto di infinite possibilità. In poche parole è come dire che fare poesia è impossibile, anzi, che la poesia stessa è impossibile. Essa in effetti spesso si trova dove non ci si aspetta che sia. Dove è assente, c’è. Dove è probabile trovarla, non è presente. In pratica ha senso parlare con lei solo se si gioca al gioco di non giocare al gioco, ha senso (se senso si può dire) parlare di lei solo se ci si affaccia al grande nulla, nel vuoto di tutte le cose, là dove pulsa la materia divina nella sua forma pri-mordiale, e nello stesso tempo dove essa stessa è pure costante di-venire». (Gianni Ruscio)

“Scegliere la parola da inserire nel verso, insomma, è come un gettarsi nell’esserci, come aprire uno squarcio indecidibile sulla transfinitezza del mondo, come lanciare un’occhiata di sbieco sull’infinito oltre la siepe: è un atto di decisionalità artistica, un libero arbitrio trasfigurato in anelito mistico, semovente e autotelico. Per questo motivo, per Ruscio non è possibile fisicamente né tantomeno metafisicamente conchiudere la poesia all’interno della dimensione angusta e coatta di una significazione univoca. Ecco perché, come scrive l’autore, occorre predisporsi all’attitudine dell’abbandono di ogni pretesa di spiegazione anapoditticamente data per buona una volta per tutte, o meglio, quantisticamente, cedere all’unica pratica possibile all’interno della costellazione metasemantica del verso, lasciare al lettore la chiave di lettura riponendo la tentazione di farsene guida e maestro. La poesia è filosoficamente l’unica modalità narrativa del vivibile che possa darsi in un sistema aperto di tipo metacronico e metaspaziale; per cui dovremmo davvero seguire l’esortazione dell’autore, quella di affidarci all’istinto, al wittegensteiniano cogliere di colpo, all’esperire estetico allo stato brado, con l’unico strumento a disposizione, l’oscilloscopio della polisignificanza: «Rispettiamo / questa narrazione – slacciata e riallacciata / da stralci di noi nel cordone spaziale, / e riponiamo le armi».” (Dalla prefazione di Sonia Caporossi)

da Proliferazioni (Eretica edizioni, 2017)
Ogni pezzo del corpo una lettera
sparsa arresa accasciata come un lenzuolo
al mattino, per cercare a mani nude
un granello di sete che vinca la fame
e l’affanno.
Deserto scavato dove s’aggroviglia la notte
che scende e mi vive nella credenza.
Posso finalmente prendere una lettera
due tre sillaba aliena parola pronunciata
alle labbra, schiusa nei millimetri
delle stoccate del fulmine?
*
Sapevo che saremmo diventati due sposi. Sapevo
la discesa nell’arcobaleno
che si scuce dalla feritoia dei santi,
pensiero di menta e salsedine.
Non sapevo che saremmo volati dal letto
scrosciando a ogni parola
nel rombo dei ponti.
*
Arresta la paura nella torsione
del tuo arco, prendimi come se dovessi
interrompere una marcia, una didascalia
inappropriata. E mentre mi tendi ricorda:
sotto la lastra della mia coscienza
io anelo il tuo dente memorabile.
E lo schianto.
*
Ora, che ti percorro dalle radici
della conoscenza
dalle ere biologiche, sempre
ogni volta che ti vengo a riscrivere
non sei come apparivi nella mia testa.
Aiutami a scavare dentro al bordo
mastodontico la nostra direzione.
Concentra questo rogo dalla prima lettera
fino al suo esaurirsi immediato, e immediatamente
svanisci, svaniamo dalla storia, mia signora.
*
Così scompariremo nel languore degli avi o
dei superstiti. Energia che rimbalza (e riscossa) siamo
le sponde del regno dei cieli sbriciolato
nella conca dell’universo.
La chimica pervicace verrà meno solo
per noia di se stessa
nell’ora della cattura che rende spartiti.
Avremo creduto… saremo stati
la stessa cosa o persona.
Proliferazione del nulla.

Gianni Ruscio nasce a Roma il 7 dicembre 1984, dove vive tuttora. Ama Anna, Jago, il buon cibo, l’arrampicata e la vela. Pubblica il suo primo libro di poesie nel 2008, a 23 anni. Continua la sua ricerca e nel 2011 esce il canzoniere Nostra opera è mescolare intimità per le edizioni Tempo al Libro. Nel 2014 esce Hai bussato? per le edizioni Alter Ego, con prefazione di Roberto Gigliucci. Nel 2016 pubblica con la casa editrice Ensemble Respira, che si aggiudica una menzione al Premio Lorenzo Montano XXX edizione, e vince il premio di poesia italiana indetto dall’editrice Laura Capone. Interioranna, pubblicato dalla casa editrice Algra nel 2017, è la sua quinta pubblicazione, con prefazione di Gabriella Montanari. Il libro viene premiato con segnalazione al Premio Lorenzo Montano 2017. Proliferazioni, Eretica edizioni, è la sua sesta opera edita.

 

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