ADALBERTO DUBITO

Nato in un’epoca di cui sfuggo l’essenza
noto come gl’altri sopravvivano anche senza
nuoto fra cementi e palazzi e nessuno pensa
che ci muoviamo isolati attorno a isolati
che ci han cresciuti come padri distratti
quanto il secolo scorso, distrutto
da chi prescrive ricette per tenerci
malati e arrugginiti, come tu non eri.
Chissà cosa ti ha detto quell’alba
ti avrà promesso il volo e la sicurezza
che si equivalgano il giusto e l’errore
per cui erravamo giovani stranieri
decisi a scrivere il nostro tempo
prima che sia lui a scrivere noi
sdoppiati come la voce del verbo errare.

 

 

***

 

 

DIMENTICAR DOMANI, ME E MILANO (è perchè scrivo)

Domeniche con blocco
del traffico emotivo
inspiro fotogrammi
di altri ieri
foto e grammi
i pompieri, superflui
se bruciasse il nostro
albero radici comprese
compresse sotto strade
cantine e fogne umane.
Parlo del sottosuolo,
di me e del cielo
con egual calma
a metri quadri di blu
oggi che esploro
in bici la mia gabbia.
Che bruci la città
aumenti la calura
tutto torni foresta
d’erbacce pluviali
col Rio dei Navigli
solo fluire fluviale
panta rei e pantegane

 

 

***

 

 

UNA VOLTA AMIAMO, LE ALTRE CI PROVIAMO

Temiamo il buio fuori da questo bar
quindi resta qui che potrei parlarti per ore
di noi alle medie verso scuola, di quel primo bacio
sottoterra o di quello che ho provato a darti in ascensore.
Potrei parlarti di quando andavamo in bicicletta
paralleli come binari che sperano deragliamenti
per potersi finalmente toccare; potrei raccontarti
dell’urgenza di scrivere che m’assale quando ti vedo;
non potrei parlarti di tutto quel che dimentico
aver vent’anni dopo averne compiuti ventuno.
O più probabilmente resterei in silenzio come oggi e
come sempre con te; mi devi una bombola d’ossigeno
con dentro il fiato che mi togli di volta in volta.

 

 

***

 

 

COME AMARE NELL’EPOCA DEL POP E DEL PORNO?

Come sempre ci riempivamo la testa di nulla
sdraiati sull’erba umida del parco Lambro
partivamo per viaggi siderei necessari a noi
cresciuti con orizzonti urbani.
Riuscivamo a contare le stelle
vincitrici sui lampioni
lucenti grida d’una città che ha sonno
ma non vuole dormire.
Ci sono troppe lancette a Milano
ci vorrebbe una panchina
al posto di ogni orologio.
Pensavamo a questo
prima di addormentarci nel parco
inurbato souvenir della natura.
Il mattino dopo
le sveglie indissero uno sciopero.
Ci svegliammo diversi
e diverse erano le mogli di fianco.
Dimenticammo quegli oggetti
retaggio delle pretese
d’assolutezza umane.

 

 

 

Paolo Cerruto nasce nel 1992 a Milano, dove vive e lavora nell’editoria. È fondatore del collettivo Tempi diVersi e segretario del Premio Alberto Dubito. La sua prima pubblicazione è in Re/search Milano (Agenzia X, 2015), seguita da un saggio in Passione poesia (Cfr, 2016) e uno scritto in Rivoluziono con la testa (Agenzia X, 2017). Nel 2018 è uscita la sua raccolta Poetically scorrect (Eretica, 2018).

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