da Arborgrammaticus

SECONDA PERSEVERANZA

La
grande
bocca del
tempo ci attende
all’ingresso della notte,
senza buio e senza luce.
Puoi lastricare le strade
di croci e templi votivi,
potrai adorare gli
oligarchi e i simil
divini, potresti
assicurarti il
salvacondotto
ai patriarchi che
siedono negli scranni
più alti e lucenti, avresti
potuto, forse l’hai fatto, fra poco
lo farai. Giri di lune e stagioni di pentimenti.
Per raggiungere e adorare la croce dipinta dal Cimabue
ci vogliono braccia senza scrupoli che entrino nel bosco
e abbrevino la pazienza alle querce. Sai, padre, mi piacerebbe
incontrarti una mattina, entrambi nei gesti dei bambini, fissarti così,
di profilo, a tre quarti, come al cinema, ascoltare cosa dicevi
del futuro, quando eri così povero da camminare nelle
orme dell’inverno con gli zoccoli. L’imbarazzo che
passava subito oppure no, ti seguiva come un cane
invisibile ma concreto, guercio, magari
zoppicante. Voi due mai soli,
nonostante tutto.
Avrei voluto assistere
al sospendersi delle nuvole
nel tuo ordine ruvido del mondo,
se alle cavallette strappavi le ali o se
alle mantidi gettavi sassi. Se coi tuoi amici e
fratelli andavate a pescare rane, a tirarvi grosse palle
di neve mentre là sotto fioccava, o se provavate a cacciare
i passeri con le cerbottane, a catturare i pipistrelli lanciando
i fazzoletti sotto i lampioni, al principio della sera.
Nessun pianista avrebbe eseguito Bach, alle
nostre spalle, eppure un picchio avrebbe
colpito la nebbia, tarlandola, nella vasta
pianura della gente come noi

DI SOSTANZA ACERBA

Che
di un
sole spento
tu sia il custode,
che di un fiume secco
tu sia il verbo. La cura nel
ripetere la vita al suo contrario,
dalla fine al principio, dalla morte
alla nascita. Non avrai strumenti per
sapere se sia giusto o sbagliato, se il fine
corrisponda ai mezzi, e non l’opposto, come
si
prescrive.
Ogni giorno, il solo,
ogni incanto, il primo. La gratitudine è un
bastone che talora non invecchia

MATERNITÀ

La
tua
schiena
è una fossa
rivolta al contrario.
Ci sono ossa che marcano
segni che si ritrovano all’interno,
e ci sono segni che marcano
ossa che si allontanano.
Ti mordo soltanto per
non scomparire

NOTTURNO

Penso
alle mani
di mia madre.
Penso ai suoi occhi
che sono entrati bussando
in ogni stanza della vita. Penso
al dolore sordo che non cessa nemmeno
quando le mani cercano di non sentire. Penso
alla solitudine cieca che l’ha smontata, che le ha
cavato via il sorriso e il pianto, al suo inverno portatile
e premeditato. Penso alle sue braccia trasparenti, come quegli
scheletri viventi nei campi di cui abbiamo dimenticato la geografia.
Penso al suo buio perpetuo, al rosario incarnato fatto d’ossa,
al forcipe che si è conficcata nel ventre del pensiero,
una meccanica rovesciata, a cui non ha più saputo
cambiare verso. Penso a quelle mani che erano
di madre, e che ora vivono nascoste, dentro le
mie, senza riuscire a meritare qualcosa di
meglio che soltanto lei potrebbe
indovinare

QUINTA OSSERVANZA

Ogni mattina entra
e saluta le figlie del padrone.
Ogni mattina entra e si inchina,
alla moglie del padrone. Ogni mattina
entra e raccoglie i panni da lavare. Ogni mattina
pulisce i mobili e spazza a terra. Ogni mattina si alza
dal letto per andare a mettere ordine. Ogni mattina
deve ringraziare Dio di avere un lavoro. Ogni
mattina cambia tre autobus per arrivare dove
deve. Ogni mattina nasce libera e ritorna
al tempo degli schiavi. Ogni mattina,
per fortuna, si dimentica chi è
stata, fino a poco prima

 


Tiziano Fratus
(Bergamo, 1975) cresce nei paesaggi di Lombardia e in Piemonte. A seguito della dissolvenza della propria famiglia naturale inizia a viaggiare, attraversando le foreste di conifera della California e delle Alpi laddove perfeziona il concetto di Homo Radix, al quale conseguono una pratica quotidiana di meditazione in natura, la disciplina della Dendrosofia e la teoria del Quinto Umanesimo. In vent’anni di lavoro pubblica opere in prosa e in versi per editori quali Mondadori, Feltrinelli, Bompiani, Laterza, Einaudi ed Ediciclo. Sue liriche sono tradotte in 9 lingue e pubblicate su rivista o in volume in 16 paesi. Ha all’attivo personali fotografiche. Collabora coi quotidiani La Stampa e Il Manifesto e conduce il programma Nova Silva Philosophica su Radio Francigena. Vive nella campagna torinese laddove si esaurisce la costanza della pianura e si snodano le radici delle montagne. Sito: www.homoradix.com

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