I numeri della poesia. L’editoria fra ricezione, dominio culturale, rete e scena
di Julian Zhara
Genette chiama epitesto editoriale tutto ciò che non è connesso direttamente al testo, ma comprende i fattori sociali e culturali che ne fanno da contorno, come la pubblicità e gli scaffali delle librerie (Genette 1987). L’editore ha un ruolo di innesco del meccanismo che porta al lettore l’oggetto-libro, a cui sarebbe meglio sostituire il termine di bene-libro. La lettura, difatti, è l’atto finale della creazione del testo. I lettori in quanto pubblico sono referenti di una tensione, vista da una prospettiva di mercato, principalmente commerciale, mentre per tutto il resto è culturale.
L’editoria, che governa il mercato del libro, va considerata nella sua triplice accezione di processo-istituzione culturale, di industria e di medium, in quanto «configurazione ben definita del medium della scrittura/lettura, dove caratteri essenziali della comunicazione sono il ciclo industriale e un mercato strutturalmente non localizzato» (Ragone 2005). Si tratta di un unico sistema, che è volto a veicolare la cultura, in qualunque sua accezione, aumentando il numero di lettori.
Il poeta che si fa isola rispetto al lettore, al mondo e al modo in cui il suo testo viene percepito è un lascito dell’immaginario post-romantico, rimbaudiano, ma i testi che analizzano la storia dell’editoria dal punto di vista dei protagonisti mostrano una realtà differente. La domanda fatidica su come verrà recepito il proprio lavoro è comune a ogni scrittore, che si preoccupa di tutto il processo editoriale che lo trasmette a un pubblico. Se per il romanzo l’opera viene affidata a una struttura ben consolidata, in particolar modo per gli ultimi anni del ’900, per i poeti sembra un problema da meno. Non per Leopardi. Nell’Epistolario di Giacomo Leopardi, il poeta scrive all’editore Antonio Fortunato Stella per opporsi all’inserimento delle sue Operette morali in una collezione destinata principalmente a lettrici che cercano letteratura “leggera” e di intrattenimento: «Colla schietezza dell’amicizia, le confesso che mi affligge un poco l’intendere il pensiero, che Ella ha, di stampare le mie Operette Morali nella Biblioteca amena; […] un libro di argomento profondo e tutto filosofico e metafisico, trovando una Biblioteca per Dame, non può che scadere infinitamente nell’opinione, la quale giudica sempre dai titoli più che dalla sostanza. La leggerezza di una tal collezione è un pregio nel suo genere, ma non quando sia applicata al mio libro» (Moroncini e Ferretti 1934-1941).
Il libro appena licenziato, per un autore, ha spesso la valenza del figlio piccolo, che deve essere accompagnato per un pezzo di strada, finché non diventa autosufficiente e inizia a vivere di vita propria. Il problema della ricezione quindi, non può essere ritenuto un non-problema sia dagli editori che per gli autori. La storia del ’900 ci viene incontro con centinaia di aneddoti sui rifiuti editoriali, non per colpa della qualità del testo ma a causa della sua incompatibilità all’interno di una collana.
Nel periodo di massima diffusione novecentesca della poesia, di continui e sostanziali investimenti e riflettori sui poeti, un libro di poesia poteva diventare anche una bandiera di autoaffermazione politica, uno strumento di lotta attraverso due premi prestigiosi: lo Strega e il Viareggio. L’episodio a cui mi rifaccio riguarda Alfonso Gatto, uno dei più grandi poeti del secolo passato. L’editore Rizzoli, insieme alla Confindustria veneta e a ministri democristiani, spingono perché il Premio Strega nel 1966 venga assegnato al romanzo Una spirale di nebbia di Michele Prisco, naturalmente edito da Rizzoli. Una manovra percepita dal mondo culturale e politico come discriminatoria verso la sinistra e anti-Mondadori. L’opposizione non si fa attendere: uno schieramento editoriale e intellettuale, con a capo Einaudi e Mondadori, porta il Viareggio a premiare le Poesie della Resistenza di Alfonso Gatto, come contraccolpo e rivincita sullo Strega. Gli interessi e le influenze corporativistiche ed editoriali di entrambe le case diventano funzionali a posizioni ideologiche e politiche antitetiche (Ferretti 2004).
Le modalità in cui questo braccio di ferro si è svolto non mi sono note, l’impegno profuso a livello economico e culturale, è noto. Facendo un parallelismo con questi anni, sarebbe inconcepibile un investimento del genere su un libro di poesie. Non tanto per il prestigio che è imparagonabile fra quello di un tempo e quello di cui gode oggi il Viareggio, quanto per un dominio indiscusso che la poesia fino agli anni ’70 aveva in campo culturale, un dominio che portava una raccolta a diventare l’arma per piegare tutto un quadro politico antagonista.
Dagli anni ’80 in poi il paradigma cambia. La poesia perde la missione culturale agli occhi dell’editoria, che investe tutte le energie produttive solo sul romanzo: un lascito confermato dalla situazione odierna. Da questa prospettiva, ben poco è cambiato in oltre trent’anni.
Il diffondersi di Internet ha portato vari editori a seguire la scia di fenomeni nati in rete per portarli nell’universo di Gutenberg. L’avvento dell’era internet e del mondo dei blog, se nella produzione del romanzo italiano segna un punto di non ritorno, nel mondo della grande editoria di poesia non provoca lo stesso effetto. I due casi più noti nel romanzo degli anni Zero sono Sappiano le mie parole di sangue di Bebsi Jones e, in particolare, Gomorra di Roberto Saviano, entrambe concepite e scritte (per intero quella di Babsi Jones) in Rete. Il primo è dato alle stampe da Rizzoli nel 2007, dopo che l’autrice oscura il sito dove il libro è stato scritto per intero. Nel caso di Saviano, invece, la genealogia dell’opera è diversa, come scrive Bortolotti: «da materiale postato su Nazione Indiana è diventato prima un best seller mondiale e poi un film, mentre l’autore veniva trasfigurato mediaticamente nell’icona della legalità e della lotta al crimine organizzato. Si noti, tuttavia, che nonostante le dimensioni del “fenomeno Saviano” e quindi l’amplificazione che i tratti della sua figura hanno subito, la sua origine on line è completamente obliterata, indicando, da una parte, che in effetti tra i diversi circuiti mediatici probabilmente non esiste ancora un rapporto pacificato e, dall’altra, che la relazione che viene instaurata tra autore e comunità di lettori sulla rete non resiste alla trasfigurazione iconica dell’autore e alla verticalizzazione delle relazioni che questa introduce» (Gherardo Bortolotti, Oltre il pubblico, la letteratura e il passaggio alla rete).
Per quanto riguarda la poesia, i blog e le riviste on line diventano il campo di ricerca prediletto per nuove esperienze. E da lì nascono e si diffondono esperienze di cui non si può non tenere conto in ambito culturale oggi. Posso affermare che il libro più importante negli ultimi dieci anni di produzione poetica è Prosa in prosa (AA.VV. 2009), che ha portato la prosa in prosa a ridefinire il concetto stesso di scrittura.
Proprio nel periodo in cui la grande editoria attinge dal bacino internet per fagocitare il fenomeno e portarlo sotto i riflettori della carta stampata, e qui ho citato gli elementi più virtuosi quando potevo citare l’ultimo youtuber o fashion blogger, la stessa grande editoria non tiene minimamente conto di quanto, in Italia, accade e si sviluppa principalmente nelle maglie della Rete, in quel bacino sconfinato che è l’universo poetico. Questo per una ragione immagino più semplice di quanto si possa pensare: non ci sono lettori di libri di poesia, o almeno sono troppo pochi per giustificare un interesse speciale.
C’è una scena, quello sì, prendendo in prestito il termine dal mondo rap, ma che del mondo rap attuale non ha i numeri, né di visualizzazioni su YouTube, né di vendite, né di fruitori. Di questi numeri dovrebbe occuparsi l’editoria di poesia, appunto.
Note
AA.VV. 2009: Andrea Inglese, Gherado Bortolotti, Alessandro Broggi, Marco Giovenale, Michele Zaffarano, Andrea Raos, Prosa in prosa, Grassina – FI -, Le Lettere, 2009
Ferretti 2004: Gian Carlo Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia 1945-2003, Torino, Einaudi, 2004
Genette 1987: Gérard Genette, Seuils, 1987, trad. it. Soglie, Torino, Einaudi, 1987
Ragone 2005: Giovanni Ragone, L’editoria in Italia. Storia e scenari per il XXI secolo, Napoli, Liguori, 2005
Moroncini e Ferretti 1934-1941: Francesco Moroncini e Giovanni Ferretti (a cura di), Epistolario di Giacomo Leopardi, 7 volumi, 1934-1941

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