Dalla raccolta Primo (Terra d’ulivi edizioni, 2018)

 

I

Sarà,
ma di questo secolo non mi fido:
gli avi videro la guerra, mentre
i giovani ne sentono solo parlare
poi future generazioni la dimenticheranno – forse
ma è nell’aria, la respiriamo.

Sarà,
ma questo secolo mi spaventa:
mi punisce per colpe non mie
ma di uomini vissuti prima di me
perdo così certezze, spaesato, non ho rifugio
lontane ormai le logore istituzioni.

Sarà,
ma questo secolo si presenta male:
il nuovo millennio non s’impone
finirà ad assomigliare al precedente
non progredendo al passo dei suoi anni.

Sarà,
ma i valori sono crollati
già nell’oblio, tardano a essere sostituiti
si avanza soli, al buio, senza guide.

Sarà,
ma responsabili di questo tempo i giovani,
già ammutoliti, sopraffatti, derisi
come possono fare? Da dove incominciare?

Sarà,
ma le vecchie generazioni non s’arrendono
ignoranti d’aver fatto la loro storia
sconfiggerli si può?
Il padre non si farà uccidere dal figlio
fino a quando l’avrà sotto sedativi.

Sarà, ma io ci credo!
Credo in questa generazione.

Il coraggio sarà la nostra arma!

 

 

XII

Vivo nella dittatura della mia mente
nessuna libertà, ma non la rivendico.

Mi assicura una serena pace
di vivere nel benessere
controllando le mie facoltà.

A capo un capo che non conosco
un partito, una propaganda esile
un’opposizione inesistente.

La guerra continua al fronte
contro un nemico comune:
la realtà, lei vuole invadermi.

Ma io non faccio Resistenza
ansante, estenuato, dolorante
chiedo solo tranquillità

una felice solitudine,
a me, non corista nel coro mondo
dimenticatemi, xenos, su questo letto.

 

 

XXVII

Qui, dove doveva essere la poesia a te dedicata
non vi è nulla, buco bianco
vuoto.

E non è tua timidezza
Dai, non metterla che non è il caso
ma proprio rifiuto
disconosciuta, come il figlio col padre
e non ne vuoi più sentir parlare, ma dell’oblio ne hai il diritto.

Poche righe ancora, poi finito
esplosione di delusione
Così mi allontani dici
e quindi che senso ha aprirsi?
Tu tieni tutto per te dici
e poi rifiuti i miei segreti?
Tu sei pazzo dici
così difficile capirmi?

Qui, dove doveva esserci la poesia a te dedicata
non vi è nulla, buco bianco
vuoto.

 

 

Valerio Succi è nato nel 1998 a Lugo, in provincia di Ravenna. Ha vissuto a Bagnacavallo fino a quando non ha iniziato a frequentare la facoltà di lettere moderne presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, città dove attualmente vive. Precedentemente ha pubblicato in due diverse antologie: Novecento non più – verso il Realismo terminale (La Vita felice, 2016) e Nessun dannato orologio (SENSOINVERSO Edizioni, 2015). Nel 2018 pubblica la raccolta poetica Primo per Terra d’ulivi edizioni.

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