Poesia del nostro tempo presenta l’Archivio virtuale de L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie.
Luigi Bressan è nato nel 1941 ad Agna (PD) e vive a Codroipo (UD), dove ha insegnato materie letterarie e latino. Ha pubblicato alcune opere di poesia nel dialetto del suo paese d’origine: El canto del tilio (Campanotto, Udine 1986); El zharvelo e le mosche (Boetti & C., Mondovì 1990); Che ’fa la vita fadiga (Edizioni del Leone, Spinea 1992); Maraeja (Poesia in piego n° 26 – Grafiche Campioli-Monterotondo 1992); Data (Biblioteca Cominiana, Padova 1994); Vose par S. (Collana “La barca di Babele”, Meduno 2000). È presente in varie antologie, tra cui: Via Terra (a cura di A. Serrao, Campanotto, Udine 1992); Nuovi Poeti Italiani (a cura di F. Loi, Einaudi, Torino 2004). Ha fatto parte della redazione della rivista di letterature dialettali «Diverse Lingue». Attualmente dirige la collana di poesia “La Barca di Babele” per il Circolo culturale di Meduno. Con Il Ponte del Sale ha collaborato a La Bella Scola: I primi sette canti dell’Inferno letto dai poeti (2003) e all’omaggio Da Rimbaud a Rimbaud (2004). È in uscita nel 2014 per il Ponte del Sale l’edizione completa delle sue opere.
 
da Data
Anche no sintire ze na colpa.
Intanto podarse che ’e stele
site site s’abia calà sol pra
i’ mezo i viri e ’e batisuòsole
a fare foghiti de ocj
do’ che de dì de’ malgarite
resta, seje ’e maraeje.
Anche no édare che tuto sparisse
incontra on cjelo scuro.
Chi che dirà: ghe jera?
Slongare i brasi al sercio
stuà dea luna coe parole
desmesse e ’1 coro di’ moschini
tentando passaje de erba.
Cavarse ’a pele ’a dosso
vanti che ’a cada, desfarse
pólvare che zola pi alta
del tasère, partuto,
e cala ’fa na piova morta.
O: vegna, a scumisiare ’a cao.
Spetare che tuto se repeta.
Anche non sentire è una colpa. / Intanto può darsi che le stelle / zitte zitte si siano posate sul prato / in mezzo ai frammenti di vetro e alle lucciole / a fare focherelli d’occhi, / dove di giorno delle margherite / restano, ciglia di meraviglie. / Anche non vedere che tutto sparisce / incontro a un cielo scuro. / Chi dirà: c’era? / Allungare le braccia al cerchio / spento della luna con le parole / dismesse e il coro dei moscerini / tentando
d’attraversare siepaie d’erba. / Cavarsi la pelle d’addosso / prima che cada, disfarsi, / polvere che vola più alta / del silenzio, dappertutto, / e cala come una pioggia morta. / O: avanti, a ricominciare. / Aspettare che tutto si ripeta.

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