Indagine, problematiche
Italia a pezziNel parlarvi dell’antologia che ho curato – L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie tra Novecento e Duemila – assieme a Manuel Cohen, Valerio Cuccaroni, Rossella Renzi e Giuseppe Nava non posso che discutere  la difficoltà della critica nell’affrontare un discorso sulla storicizzazione delle opere di poesia. Il lavoro sulle opere in neovolgare – neodialettale – lingue minoritarie che ho curato,  segue alcuni rilievi dell’opera La poesia in dialetto di Brevini pubblicata da Mondadori, e si occupa di storicizzare i profili di poeti, nella maggior parte dei casi, viventi. Infine propone una visione sull’evoluzione delle opere.
Per ciò che concerne ancora la critica e la valutazione prospettica ritengo che si tenda (purtroppo) aprioristicamente a lavarsene le mani. Ci sono molte storture ideologiche.
L’idea che si possa valutare solo il singolo poeta nella sua eccezionalità, singolarità, unicità, è un facile espediente per non affrontare la questione dei modelli, dato che la poesia coltiva per sua natura degli strumenti retorici e metrici, e non si può non rilevare modelli da alcune correnti, come, ad esempio, il Surrealismo. Mi è chiara la problematicità di proposte critiche di questo genere, che possono non tenere conto delle somiglianze tra modelli, inventandosi di fatto un nuovo, che pare essere più moda del momento.
Anche l’idea che debba essere privilegiato il laboratorio di un critico, o di una serie di critici, che le storicizzazioni siano i frutti privilegiati di una dialettica tra riserve indiane, è antitetica alla ricerca sulla poesia. Spesso una esigua schiera di critici e poeti solidali si vuole erigere a corrente artistica in modo simile alle avanguardie, ma utilizza la parola movimento senza motivo, pone le categorie critiche a un livello superiore rispetto ai testi poetici, decretando siano esse a dover spingere i poeti verso una direzione precisa, e tutto ciò accade senza un contesto sociale e politico di supporto (mi viene in mente quando si parla della poesia di ricerca in abbinamento alla Neoavanguardia, ma anche quando si generalizza sulle poetiche legate a pratiche di palcoscenico o performative).
I curatori di questo volume sono partiti dal territorio e dai suoi poeti (qualcuno la chiama Geocritica). Ci siamo incontrati in occasione del numero della rivista Argo del 2008, dove alle oscenità italiane (festini a luci rosse dei potenti, ecomostri, compravendite immobiliari dei partiti, problema dei rifiuti, questione degli appalti) i redattori avevano contrapposto alcune opere dialettali, frutto di una breve ricerca, poesie che partendo dalle lingue di un territorio si può dire che tendessero a salvaguardarlo.
Dopo questo incontro, sono stato chiamato a far parte della redazione di Argo: ci siamo resi conto che la scena poetica dialettale necessitava di una più ampia ricognizione, per comprendere le ultime tendenze, anche alla luce di alcune esperienze negli anni ‘90 – e voglio citare la rivista Baldus, anche se come ha fatto notare recentemente Villalta (5 marzo 2015, Biblioteca di Pordenone), il tentativo di dar vita a una post-avanguardia e a una ricerca a partire dal dialetto per rivivificare la produzione italiana e il dibattito culturale della poesia è stato un tentativo artificioso, rilievo su cui non posso che essere d’accordo.
Organizzazione della ricerca, organizzazione dei risultati
Questa antologia – e mi viene in mente il percorso critico del mio concittadino Gillo Dorfles – si occupa di indagare l’evoluzione artistica, e lo fa in modo rigoroso, appunto, sui dati di una ricognizione di 5 anni, aiutata dal bando pubblicato sul sito della rivista Argo, una campagna pubblicizzata tra i social network, che hanno anche risposto ad un questionario particolareggiato, poi archiviato sul sito di Argo.
L’antologia è stata suddivisa in due parti
La prima si occupa dei poeti nati prima degli anni ’50 dal titolo Pezzi di Memoria. E’ stato necessario creare questa sezione perché la ricerca condotta da Brevini aveva trascurato nel volume edito da Mondadori alcune voci significative, in particolare gli autori del sud e le donne: ci siamo sentiti in dovere di introdurre questi profili per generare una discussione rispetto la stagione neodialettale che Brevini ha delineato.
La seconda parte (la produzione dei poeti nati dal 1950 in poi) è stata suddivisa regione per regione, e ulteriormente divisa tra poeti con introduzione e poeti senza introduzione. Da un lato volevamo infatti produrre dei profili critici per i poeti la cui storia personale era di tutto rispetto dal punto di vista quantitativo (produzione di libri) e qualitativo (i cinque curatori dovevano essere tutti d’accordo sul profilo del poeta per l’elaborazione dell’introduzione), dall’altro fornire al lettore anche una mappatura, che è sovrapponibile per un buon 90% a tutti i poeti visionati (ci sono state pochissime esclusioni, la maggior parte dovute alla quantità scarsa dei testi inviati). Siamo convinti che questa antologia è rappresentativa delle voci dialettali migliori, e ha spinto molti poeti che non conoscevamo a scriverci, che ci fa piacere perché il suo aggiornamento produrrà un’opera ancora più completa.
Il criterio che abbiamo utilizzato per dare l’introduzione alle produzioni dei poeti nati dopo il 1950 , oltre la condivisione del gusto personale (i cinque curatori dovevano essere tutti d’accordo)  è, nella regione di riferimento, anche la quantità di opere pubblicate.
Di conseguenza le regioni che hanno più poeti di valore, tra cui la Sicilia e il Friuli – Venezia Giulia, sono risultate penalizzate nelle voci più giovani, i nati negli anni ’60 e ’70. Ad esempio, in Friuli -Venezia Giulia abbiamo dovuto dare precedenza a Pierri, Tavan, Vallerugo, nati prima del ’50, e Di Monte, Vit, Villalta e Crico, nati negli anni ’50.
Avrebbero probabilmente meritato un profilo Lorenzini, Moratto, Cappello e Grubissa, ma la quantità di opere prodotte fino al 2012 era, in alcuni casi, molto più scarsa. La stessa cosa vale per Aglieco, Cavasino e Bonanno, in Sicilia, dove abbiamo scritto prefazioni a S. Basso, Battaglia, De Vita, Guerrera e Pennisi.
Dal punto di vista dell’introduzione generale, abbiamo rilevato
– Somiglianze nella formazione delle opere o tendenze della formatività ;
– la rilevanza sociale, il punto di vista sulla società, la dimensione politica, della poesia;
– le opere che più si sono discostate dai primi due gruppi di poetiche rilevate, è perché sviluppavano un’opera – teoresi, ampliando la riflessione filosofica, a partire dalla natura e/o dal quotidiano.
Tendenze della formatività, lavoro su politica o società, l’espressione di una teoresi.
1.
Sulla formatività e le sue tendenze abbiamo rilevato il tema centrale dell’idioletto, ovvero la formazione di un’opera attraverso la formazione di un linguaggio ad hoc. La schiera di poeti che lavora in tal senso è molto numerosa.
Voglio citare i poeti di area campana che forse grazie alla rivista Baldus hanno sperimentato in questa direzione: Baino, Cepollaro, Forlani (* un appunto su Domenico Ingenito, che stranamente compie un percorso poetico simile anni dopo, anche se non lo abbiamo potuto inserire nell’antologia, essendo uno dei collaboratori che ci hanno aiutato con in profili); questi poeti inventano un’opera attraverso l’invenzione di un linguaggio tout court.
Sempre discutendo di idioletto, abbiamo potuto verificare processi di ibridazione tra italiano e altre parlate (Lo Russo, Simon Ostan), tra parlate della stessa lingua (in veneto, Fiolo, Sandron); si cimentano nel recupero di parlate che subiscono l’onda d’urto dell’italiano Brancale (lucano), Bulfaro (milanese), Cavalera (galateo) e Rentocchini (modenese), con modalità espressive diverse dalle canzoni ai dialoghi, dal limerick alle ottave.
Voglio citare il lavoro di Villalta che nel libro Vose di Vose trasporta le problematicità del lavoro sul linguaggio e del recupero delle lingue nei luoghi di una società compromessa da cementificazioni, urbanizzazioni, sradicamento.
Per ciò che concerne la questione dell’idioletto, posso dire che in generale il processo di formazione di questi poeti ha anche la tendenza a verificare come la natura astratta del linguaggio si comporta nei “pressi” delle sue possibili capacità comunicative, e anche quando si tratta di un’invenzione del linguaggio vera e propria, si possono rilevare tecniche oggi più affini al teatro e alla canzone, anche se, in fondo, tecniche della poesia da sempre.
2.
Più semplice è l’impatto comunicativo dei poeti che si occupano della società in senso politico, con una messa in relazione tra la realtà e i processi comunicativi, spesso vissuti attraverso contrasti e forti opposizioni, con una discussione sulla stessa comunicazione sfruttata dai processi economici, un linguaggio globalizzato che marginalizza le culture e gli altri linguaggi. Trovo molto interessante la quantità di poeti politici: Masala, Franzin, Nadiani, Borrelli, Vit, Guerrera, Grubissa, per non parlare della poesia satirica in Di Stefano e Pierri, del tutto trascurata nelle antologie precedenti alla nostra.
3.
I poeti che più si discostano da queste due prime categorie che qui ho abbozzato nei miei appunti, e che condividono la riflessione a partire da un’istanza filosofica che, rubando un termine all’informatica, processa la formatività sono Pasero, Crico e Moratto con una sorta di astronomia sensibile tra natura e linguaggio, S. Basso e Brancale con una riflessione escatologica, il simbolismo in Cappello e Teodorani.


L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie tra Novecento e Duemila

a cura di Manuel Cohen, Valerio Cuccaroni, Rossella Renzi, Giuseppe Nava, Christian Sinicco
ed. Gwynplaine, coll. Argo, pp. 745, € 20
Dal 10 settembre l’opera è disponibile in libreria, alle presentazioni del Tour ed è ordinabile via e-mail, scrivendo a argo@argonline.it
Rassegna stampa
Tour
Gli autori e le autrici

Sono presenti nell’antologia: Sebastiano Aglieco, Paola Alcioni, Antonella Anedda, Lino Angiuli, Mariano Bàino, Annamaria Balossini, Dina Basso, Salvo Basso, Giuseppe Giovanni Battaglia, Giuseppe Bellosi, Maurizio Benedetti, Rut Bernardi, Remigio Bertolino, Angela Bonanno, Michele Bonavero, Paolo Borghi, Mimmo Borrelli, Domenico Brancale, Luigi Bressan, Rocco Brindisi, Dome Bulfaro, Maddalena Capalbi, Pierluigi Cappello, Maurizio Casagrande, Nadia Cavalera, Rino Cavasino, Luciano Cecchinel, Biagio Cepollaro, Ombretta Ciurnelli, Pietro Civitareale, Ivan Crico, Lia Cucconi, Daniel Cundari, Azzurra D’Agostino, Gianluca D’Annibali, Nino De Vita, Nelvia Di Monte, Francesco Di Stefano, Lussia Di Uanis, Bianca Dorato, Nicola Duberti, Germana Duca Ruggeri, Carlo Falconi, Anna Maria Farabbi, Renzo Favaron, Assunta Finiguerra, Ulisse Fiolo, Francesco Forlani, Fabio Franzin, Francesco Gabellini, Antonio Gasperini, Francesco Gemini, Gabriele Ghiandoni, Omar Ghiani Saba, Gianfranco Miro Gori, Francesco Granatiero, Franca Grisoni, Barbara Grubissa, Alessandro Guasoni, Biagio Guerrera, Maria Lenti, Rosaria Lo Russo, Canio Loguercio, Andrea Longega, Luigina Lorenzini, Dante Maffia, Gabriella Maleti, Marcello Marciani, Alberto Masala, Mario Mastrangelo, Vincenzo Mastropirro, MaurizioMattiuzza, Andrea Mazzanti, Gigi Miracol, Marino Monti, Stefano Moratto, Vito Moretti, Giovanni Nadiani, Maurizio Noris, Piero Simon Ostan, Alfredo Panetta, Cetta Petrollo Pagliarani, Salvatore Pagliuca, Dario Pasero, Renato Pennisi, Ugo Pierri, Gabriele Alberto Quadri, Claudio Recalcati, Emilio Rentocchini, Flora Restivo, Vito Riviello, Giuseppe Rosato, Anselmo Roveda, Giacomo Sandron, Flavio Santi, Francesco Sassetto, Marco Scalabrino, F abio Maria Serpilli, Achille Serrao, Nevio Spadoni,Federico Tavan, Annalisa Teodorani, Pier Mattia Tommasino, Marilisa Trevisan, Laura Turci, Giovanni Tuzet, Pier Franco Uliana, Ida Vallerugo, Gian Mario Villalta, Damiano Visentin, Mirko Visentin, Giacomo Vit, Lello Voce, Rosangela Zoppi, Edoardo Zuccato.
I curatori
Il cantiere dell’antologia L’Italia a pezzi è stato avviato, in collaborazione con critici letterari ed esperti del settore, dai redattori di Argo Manuel Cohen, Valerio Cuccaroni, Rossella Renzi, Giuseppe Nava e Christian Sinicco (che hanno curato anche l’archivio su Argonline) con lo scopo di realizzare un’opera di poesia che faccia riferimento alle lingue minoritarie e ai dialetti: un’operazione che possa, grazie alla creazione di un archivio permanente e in continuo aggiornamento, rispecchiare nel modo più completo ed esauriente il panorama della produzione delle parlate della poesia contemporanea, presenti sul territorio italiano.
I collaboratori
Nel frattempo, ringraziamo i tanti Autori che ci hanno inviato i loro testi e coloro i quali ci hanno aiutato a raggiungerli e valorizzarli, tra cui Maddalena Bergamin, Vincenzo Morvillo, Alessandro Burbank, Domenico Ingenito, Gianmario Lucini, Silvia Rosa, Francesco Terzago e Julian Zhara, che hanno firmato alcune prefazioni, costruendo assieme ai redattori di Argo l’ossatura del progetto de L’Italia a pezzi, nonché un team pronto anche per altre avventure poetiche.
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