Poesia del nostro tempo presenta l’Archivio virtuale de L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie.

Lidia Delton (nata Belci) è nata a Dignano nel 1951. Pedagogicamente, si è impegnata per la valorizzazione della cultura italiana nelle istituzioni prescolari regionali della Comunità Nazionale Italiana. E’ stata a lungo presidente della Comunità degli Italiani di Dignano e membro della Presidenza e dell’Assemblea dell’Unione Italiana. Ha dedicato molto del suo tempo alla ricerca e al mantenimento delle tradizioni di lingua e cultura dignanese, pubblicando diverse monografie. Ha una particolare creatività poetica utilizzando il dialetto istroromanzo dignanese, che le ha permesso di conseguire numerosi premi al Concorso “Istria nobilissima”, al Concorso “C. Pavan” di S. Donà di Piave, al Concorso “Poesia in piazza” di Muggia e al Concorso “Favela” di Dignano. Ha pubblicato la raccolta di poesia in dialetto istro-romanzo Sulo parole cumo testamenti, inoltre i suoi lavori sono stati pubblicati sull’antologia “Voci nostre” di A. Pellizzer e in molti altri; nonché sulle riviste “La Battana”, “Panorama”, “Arcobaleno”. Inoltre ha pubblicato la raccolta di poesia dialettale Granai de pulvaro (Granelli di polvere) nel 2005.

da Granai de pulvaro

LA VIZEIJA

Ougni venero
le sardile
saviva de pescolon
e
la fareina
nudava ne l’ojo
ca pariva
ranseido,
ma douti spetavundo
de magnà
qui dui tuchi de pulenta
co i ciouti.
Qui oduri meisiadi
ne la leisiera
ca spousava de frischein
jera al signal
ca begnava rispetà
la santeità
de la vizeija.

LA VEGLIA. Ave Maria piena di grazia… / e avanti così per due ore / senza pensare / a quello che si brontolava / davanti al corpo freddo / e giallo / di quell’ anima / che fino al giorno prima / aveva sfamato / tutte le bocche / di casa. / Le donne piangevano, / col capo coperto / dalla veletta, / e gli uomini, / senza parlare / vuotavano i bicchieri / come se zappassero / sotto il sole di agosto, / ma per loro forse / era meglio zappare, sentirsi liberi per i campi incolti, / con i pantaloni scuciti, / che stare là / zitti, / fermi, / ad ascoltare le preghiere / che non avevano mai / voluto imparare. /

AL ME CANTO

E adiso ca zi al zvodo
a cuverzi le canpane
de ‘l pais
e i rintochi zi sprofondai
ne le cosiense,
volaravi esi leibera
de zvolà
zura al canpaneil,
e voltegià turno
a le statue d’i santi,
cantà a vuze alta,
cumo i merli al miz de majo,
e curi
sule ale de ’l vento
par perdime ne l’einfineità
de sto me canto stonà.

IL MIO CANTO. E adesso che il vuoto / copre le campane / del paese / e i rintocchi sono sprofondati / nelle coscienze, / vorrei esser libera / di volare / sopra il campanile, / e volteggiare attorno / alle statue dei santi, / cantare a voce alta / come i merli nel mese di maggio, / e correre / sulle ali del vento / per perdermi nell’ infinità / del mio canto stonato.

I SANUCEREIN

Douti zogatoloin
i sanucereini de ’l me orto,
balereini,
mai strachi.
Beati luri.
I vardava al mondo
de l’alto
e i sercava i vermi
fra le tope de tera
cunpena arada.
Insenbro,
cumo veri fradai
i zgolava de ’l suziner
su la fighera
a bicolà le feighe sute,
e par side
i se calava
a amirase
e a bivi
ne le juse de ruzada

I PASSERI. Tutti giocherelloni / i passeri del mio orto, / ballerini, / mai stanchi. / Beati loro. / Guardavano il mondo / dall’alto / e cercavano i vermi / fra le zolle di terra / appena arata. / Insieme, / come veri fratelli / volavano dal susino / al fico / a beccare i fichi secchi, / e per sete / si calavano ad ammirarsi / e a bere / nelle gocce di rugiada.

Un ringraziamento alla casa editrice Edit di Fiume e in particolare a Lilly Venucci per il recupero dei materiali dei poeti di Fiume e dell’Istria.

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