Nati negli anni Ottanta è un progetto a lungo termine che ha l’intento di riassumere e catalogare le esperienze poetiche individuali o collettive portate avanti da autori scriventi in italiano nati tra il 1980 e il 1989. Si tratta di poeti cresciuti letterariamente in ambiti e contesti diversi e dunque legati spesso a modi di intendere il discorso in versi del tutto differenti. Per segnalare i libri dei poeti nati negli Ottanta scrivete sul form di contatto.

 

 

Laura Di Corcia è poeta, saggista e giornalista culturale. Ha pubblicato due libri di poesia, In tutte le direzioni (Collana Gialla Pordenonelegge, LietoColle, 2018) e Epica dello spreco (Milano, Dot.com Press Poesia, 2015). Ha inoltre scritto la biografia in forma d’intervista Vita quasi vera di Giancarlo Majorino (Milano, La Vita Felice, 2014; collana Sguardi). Alcuni dei suoi testi sono tradotti in inglese e spagnolo.

 

 

 

Testi tratti da In tutte le direzioni (Gialla Pordenonelegge, LietoColle,2018).

 

Dalla sezione Parte prima

 

Dove si inerpicheranno i gufi
da che distanza
predicheranno l’alfabeto?

Tu picchierai la testa dieci volte,
bambina, prima di scoprire
il rotondo del rosso, la puntura del verde.
Morirai di fame attendendo la promessa.

Le parole sono fatte per coprire
asfaltare il dolore di un mondo crudele.

Sotterrerai mute vergogne
in silenzio
spaccherai pietre.

Si alzerà un grido,
tu
non chiedere niente.

 

 

***

 

 

 Dalla sezione Parte due

                                                  

                                              a Dorit Rabinyan

Hilmi non ha mai nuotato e per questo
dipinge tutto di blu. Oltre le labbra, oltre la sigaretta;
le amebe respirano sui prati, disegnano nuovi mondi.

Sotto un giardino c’è sempre qualcosa di più ampio
e a New York tutto questo è ancora più vero che altrove.
Nel kosher lei è bella come una terra infinita
e al di là della nuca
le luci della città sembrano balene.

Un giorno saremo liberi di amarci
ma ora il coraggio di saltare non c’è
siamo inbrigliati in queste piccole sfere che vedi
fremere nella mia mano.

Non muore Romeo, non muore Giulietta,
si seccano i canali della mente, un solco
fra la terra, una ruga
la faglia di Sant’Andrea
il cimitero di Praga.

 

 

*****

 

 

Testi tratti da Epica dello spreco (Milano, Dot.com Press Poesia, 2015)

 

3.

Che cosa si prova a non avere
più una mammella
da succhiare,
che cosa si prova a scoprire
che l’asfalto brucia la pelle?
Ricordo il mio stupore, da bambina,
che la bicicletta era una scuola dura.
Rimanevo a bocca aperta
sotto il cielo
prima ancora che nascesse la paura.

Le ginocchia sanno tutto,
conservano i segni, le scorticature.
Bisogna starle a guardare
con pazienza,
capirle a suon di carezze.

Che cos’è un ginocchio?
Un osso a punta,
che ti ricorda quel cielo
e tutto il resto che andava avanti
mentre tu eri ferma, infiammata.

Sappiamo tutti cosa c’è
sotto la pelle:
sputi e grida
Caravaggio e santi.

 

 

*****

 

 

Testo inedito

Giocano a rifondare il mondo tenendosi stretti ad un addio. Lisciando la superficie del tempo, credendolo un salto alla corda, qualcosa da far esplodere di colpo. Si guardano dall’esterno mentre affilano la punta degli eventi, li rivivono in slow motion. Abbiamo aperto un supermarket di parole inutili, una sequela di significanti da appendere alla finestra. Questi gesti che ci appaiono davanti, che ci riportano alla verità del corpo.

Dicono che sono felici, ma è tutto nelle parole. Parole da saccheggiare, da sputarsi in faccia. Dicono che sono felici e il corpo è triste, triste. Se io sono felice, devo stare muta.

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