Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese.

Anna Grazia Ruscitti invia una sola poesia che è un breve incoraggiamento alla felicità e alla vita. I versi chiamano in causa pioggia, luna, stelle, sole, ali con cui volare e un’anima che non deve avere barriere. Niente di più bello e nobile, quindi. Se (“e sottolineo se”, cit.) la poesia abita tra l’oggetto e la parola, il rischio in questo caso è che si resti troppo aderente alla parola e che l’eccessiva aderenza renda la parola un mero flatus vocis idiosincratico, come la metafora della chiusa: “Non siamo nati / per essere creature infelici, / ma per vivere leggeri / e danzare con le stelle”, dove le stelle hanno la stessa consistenza del cielo nell’espressione “essere al settimo cielo”. Il passo migliore è il classico “Ridi di chi non sa ridere / e piangi di chi non sa piangere” in zona If di Kipling.

Attilio Trovato propone molte e fantasiose definizioni: gli esseri umani potrebbero essere dei “bachi da seta onirici” e l’amore “un’istituzione contro la solitudine / vitale. / Contro la vertigine / mortale”. Può evocare il mito (Dafne) o riferimenti astronomici (“La vista si è fatta più acuta nella nebbia, / e nel cielo sereno riesco a vedere Plutone /
dentro ai buchi neri”) in entrambi i casi per dolersi dell’esistenza, che è tragica e insensata; se un approccio può essere tentato è al negativo (Montale since 1925): “Vivere una vita non è attraversare un campo. / Né togliersi la sabbia appiccicata ai piedi odorosi di salsedine”.

Come poesia del mese di febbraio, una di quelle di Federico Cappellini, condensato crepuscolare modernista. In altri testi evoca “recalcitranti rammarici / di nostalgia ossidati”, ama la parola “lugubre” e definisce l’uomo come una marionetta o “sanguinolenta ferraglia / di pensieri immondi, acquei / appesi al gancio / d’un punto interrogativo”. Il quadretto di questo testo, circoscritto dal buio della sera e dalla polvere della soffitta, si anima grazie al cenno di due movimenti discordi: la spirale dei pensieri e il dondolio del cavallo di legno.

È sera,
i pensieri si rilassano
avvitandosi come edera
sulla bisettrice della realtà,
le membra stanche
riflettono una vita impossibile
più grande del cosmo.
Solitudine prorompente, silenziosa,
dondola il cavallo di legno
sopra cui gridiamo gioie
in una soffitta polverosa.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse, Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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