Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce di venerdì su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.

La terra è “martoriata“, la gente “senza cuore e senza onore“, i politici “penosi e lestofanti, / ignoranti, presuntuosi e arroganti, / feroci mafiosi, luridi ricattatori / vili corrotti e avidi corruttori“. La prima delle tre poesie di Santo Giovanni Gulisano Consoli è un accorato e sincero grido di rabbia. Il messaggio è sacrosanto e condivisibile, ma risulta frenato dalla retorica (“A che è servito tutto il sangue sparso / dei giusti che per amor tuo son caduti?“). Il discorso politico resta generalizzato, di una vaghezza che tende all’astratto e quindi all’irreale. Esempi concreti permetterebbero un ancoraggio migliore alla lettura, una comprensione del generale a partire dal particolare e rendendo al contempo il testo più poesia civile e meno comizio qualunquista. Nelle altre poesie invece i dettagli e i dattili usati per descrivere una donna amata (“Con un casto e breve sorriso / e con gli occhi socchiusi danzavi / e il tuo profumo speziato, / salpato da terre lontane, / sapeva di miele e di sale“) o una precisa allegoria per un’amica vittima di violenza coniugale (“Si spezza il filo per sempre, / le perle scivolano sul tuo seno, / tracciano il tuo ventre / e precipitano dritte al suolo“) offrono senza dubbi frutti migliori.

Mario Gennatiempo elabora quartine dense. L’ungarettiana Soldati è rievocata in Foglie (“Siamo / tra gente stante / e altri meri passanti / derise foglie fallaci“); forse il termine “fallaci” in questa poesia nasconde un gioco di sponde tra l’etimologia dell’inglese fall (autunno); lo stare caduco al mondo… La poesia Spettri di primavera (“Fioriscono i ricordi / spettri di primavera / su un arido animo / sazio della tua assenza“) sembra una declinazione dell’aprile crudele di Eliot. I primi due settenari sono ben construiti sul perno delle sillabe “co” e “ri” come l’accostamento di arido-animo e sazio-assenza, ed è felice l’incrocio della metafora floreale con quella spiritica: un lavoro che riscatta le metafore vegetali altrimenti trite e convenzionali.

Come poesia della settimana propongo Kensington Gardens di Francesca Mazzotta: i moduli ermetici – ellissi e anastrofi – sono a doppio taglio, ma prevale un’immaginazione né plateale né atrofizzata: giusta. L’audacia delle metafore (shanghai, cigni e platani su tutte) non rompe l’equilibrio tra detto e non detto, anzi lo sigilla. In un altro testo spiccava isolato l’endecasillabo “Siamo cristi minuscoli, vertigini” che mi ha fatto pensare – ma è probabilmente un delirio mio – a Giuseppe Nibali.

Kensington Gardens

Inscatolati simili a shanghai
disfiamo il cielo aperto
con la maestria di un sarto

tra il passaporto e la carta d’imbarco
ho in pugno un punto di buio
la vergogna di un sogno infantile

non andartene mai
non prima del declino
del baleno che cerca
moribondo una mano
nella pinna d’aereo

non andartene oltre l’arco che fanno
i due cigni uncinati sull’acqua
occhi negli occhi, di musica muti

come i platani di Kensington Gardens
veri come un rossore improvviso.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Omp, 2008), Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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