Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce di venerdì su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.

Non è più rabbia e non ancora satira il piglio con cui Matteo Verre descrive l’umanità, forse perché a fuoco viene messa soprattutto una certa ipocrisia esistenziale di cui le prime vittime sono gli autori stessi. Uno strumento di cui si serve è il sempre verde anche se ormai secolare cozzo tra aulico e prosaico (“… la luce della luna / affoga in pozze di piscio / e amarezza” o ancora “… miraggi di nebbia / nel tepore putrido / di un fiato alcolico” o ancora “Lattine vuote / portaceneri pieni / schermi accesi / pensieri in frantumi” o ancora nel bel novenario con tutti gli accenti sulle a, quasi a mimare la fatica del respiro “nell’afa rancida dell’alba”), metafore esplicite (“calpestando ricordi / rimasti attaccati alle suole / come chewing gum / sputati male / grondanti saliva” o ancora “impiccandosi alle travi della noia”) e la retorica della preterizione, ovvero la paralisi della paralessi, insomma dire e ribadire che non si ha nulla da dire: “Sono solo / tra quattro pareti / una porta / una finestra / la ferrovia, / solo / insieme ad altri miliardi di soli / con la mia presunzione / insensata / di avere qualcosa da dire / stupida pretesa / che possa avere un valore / vacua illusione / di poter comunicare”).

Neppure Mariano Ciarletta sembra interessato a fare della satira, quando nella poesia Fantasma accosta e contrappone un migrante e una borghese: “Ti chiami Amir / e sai sorridere. / Vedo il tuo essere fantasma, / nei pantaloni bucati / in un barcone, / in un confine, / il nulla. / La signora grassa passa, / ti getta pochi spiccioli e va via, / lei non guarda negli occhi / e non sorride più”. Il rischio di un alto tasso di retoricità è imputabile a dettagli oleografici come i pantaloni bucati e alla scelta di rimarcare le differenze tra i due personaggi facendo perno sul sorriso; la rima interna “grassa – passa” e la cadenza endecasillabica del verso “ti getta pochi spiccioli e va via” contribuiscono invece a virare il testo dal bel pensiero pio verso la poesia. Più liriche le altre due: temi assoluti come vita morte e destino vengono evocati da parole assolute e atemporali; un esercizio che quando va bene si accosta all’haiku e quando va male mi evoca l’aneddoto di Sant’Agostino e del bambino che versava con una conchiglia l’acqua del mare in una pozza, in questo caso probabilmente per la presenza in una delle due di un’analoga battigia: “Ho chiesto di guardare il mare / e tu contavi le onde / racchiudendo granelli / in clessidre di ferro / colme della cenere / dei tuoi scheletri”.

Come poesia della settimana scelgo una poesia di Luciano Vetrone, quella delle tre che meglio rende l’attonimento; nelle altre due il discorso è più lungo e quindi più pesante; qui invece è ridotto al diapason del tremore (ogni riferimento a Kierkegaard è puramente casuale) del “chi” ripetuto quattro volte in tre versi, del chiasmo “tremori – fuggo – fugace – tremulo” e il richiamo tra lo sparo finale e gli alberi soldati.


Tremori sento

Tremori sento, fuggo.
L’aperta campagna
spalanca i miei occhi di schianto
alberi a schiere come soldati
intrisi nel cielo succhiano aria
io fugace e ancora tremulo
respiro e poi muoio
e non so chi ha sparato.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Omp, 2008), Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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