Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce di venerdì su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.

 

Marta Genduso scrive poesie d’amore e aggira due grandi ostacoli del genere (ovvero la melassa e la banalità) ricorrendo a nozioni di scienze varie (“Davanti a te / o meglio / fra le tue mani / ritorno di terra / impasto d’argilla / fasci di nervi e fremiti / impulsi etologici” oppure “Totem di roccia carsica / Impronta d’animale /Orogenesi in pianura. / Orlo del diluvio / Niente geologico”). Così le frequenti allocuzioni a un amoroso tu e perfino un parodico Mogol-Battisti (“e se non hai mai visto una bestia / piangere”) traggono dal contesto nuovo nuova linfa.

David Valentini, come Qoelet e Proust, deplora il trascorrere del tempo: “tempo sprecato” e “ore svanite” sono due sue espressioni chiavi, nonché l’opposizione tra “Siamo stati tutto” e “siamo oggi niente”. Un tema così vasto, universale e, se mi è concesso l’ammiccamento, eterno, però richiede a mio avviso uno sviluppo maggiore per giustificare l’aggiunta di versi ai versi. Tanto più quando nella poesia Umani Valentini sfoggia una debordante ricchezza di immagini, spaziando dai reattori nucleari allo sfruttamento degli animali, dalla bomba atomica alla pena di morte, dalla storia all’attualità, senza tralasciare una citazione riassuntiva di uno degli Ossi più celebri: “Siamo scie virtuali sconnesse / fra infiniti mondi isolati / ronzii di centrali nucleari / e tubi di scarico neri. // Siamo formiche inginocchiate / sotto led spenti in preghiera. / Siamo torce inumidite appese / in una cripta abbandonata. // Siamo ossa seppellite da secoli / sotto la sabbia del Colosseo / bambini sepolti sui fondali marini / fra Tripoli e Lampedusa. // Siamo piloti dell’Enola Gay / e facce che osservano sedie elettriche. / Siamo la divina indifferenza / verso le foreste accartocciate…”

Come poesia della settimana scelgo Di notte vanno le montagne di Stefano Olmastroni per la grande semplicità del dettato che non esclude le invenzioni fantasiose; per l’inception del doppio risveglio; per la sinestesia del quinto verso con quel brilla che quasi trilla dopo “aria”; per la similitudine finale.

DI NOTTE VANNO LE MONTAGNE

Di notte vanno le montagne
la terra ti scorre sotto ai piedi,
tu ci provi a sfuggire
ai terremoti…
nell’aria brilla il canto degli uccelli
ti svegli, le tane parlano
consulti le ombre tolte al fuoco
separi nuvole da fondi
limpidi, discrimini le parti.
Al risveglio, ti spaventa
l’oroscopo sedimentato
e tu sei miope come il vento
che si prende la strada a tastoni

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Omp, 2008), Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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