Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce di venerdì su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.

 

Marcello Di Gianni è poeta di dolore, solitudine e peccato. I suoi testi hanno una certa uniformità formale: ognuna delle tre poesie inviate è composta da cinque quartine di versi di lunghezza grosso modo simile e con cadenze endecasillabiche. Abbondano tempeste e temporali, albe e tramonti, cieli e mari; per tutto vale molto più però il senso figurato che quello proprio: il cielo irrequieto per esempio indica molto più uno stato d’animo che una situazione meteorologica. Il rischio è che cercando il vago si ottenga il vacuo. Le metafore che inscenano luoghi insoliti (le scrivanie della mente… i prati del cuore) e le note cromatiche (i bianchi viali… il nero dell’aiuola che mi tormenta) offrono più saldi appigli.

Nelle poesie di Maria Teresa Savino ci sono diverse proposte di correlativi oggettivi che restano però per lo più legati a una simbologia convenzionale; su tutte l’equazione amore – primavera di Canto d’amore. Parziale riscatto lo si riscontra nei dettagli scelti (…il vento di marzo, che strappa / ogni velo all’azzurro del cielo… /… / l’erba novella che rompe gli indugi / e dissoda la zolla, / un fiottare di polla…) e nelle rime madrigalesche, queste e quelli in grado di ravvivare le viete vie. Esempi in altre due poesie: la vita come gioco d’azzardo e una vischiosa tela di ragno. Un brillante aggettivo e per di più in chiusa, il già goldoniano “sorte assassina” nel primo caso e “mosca velleitaria” nel secondo, permette loro di guadagnar spessore.

La poesia della settimana è I disoccupati di Alessandro Silva per, ad occhio e croce, tre motivi:
A) per l’insistenza e persistenza della luce (tre occorrenze, più una di lumi) in quello che è pur sempre un notturno;
B) per i due versi che terminano con la congiunzione “e”; creando un forse facile ma non per questo meno valido effetto di sospensione;
C) perché Mandel’štam confinato in esergo da lì evade e raggiunge la chiusa.

I DISOCCUPATI

Stiamocene un po’ in cucina assieme
l’aria è dolce di bianco cherosene;
[…]
prima dell’alba fa’ una grande sporta:

fuggiamo a una stazione, ad un binario
dove nessuno ci possa trovare.

Osip Mandel’štam, Gennaio 1931

 

L’ozio della sigaretta si misura
dal crollo di luce, per strada, e
quante se ne fumano coincide
con l’ora lasciata di notte
dagli occhi affamati al soffitto.

Si è senza memorie in quelle ore
in uno spazio perfetto ma inospitale
assieme le bestie ammalate

e gli alberi secchi, dove si contano
i lumi di cui si punteggia il mare.

Delicata alberatura di luce
la mattina, non gli si tiene dietro.
Gli ascensori iniziano a salire,
si dissipano di luce i lampioni e
l’asfalto suda il caldo del giorno.
Un rinsecchito silenzio gonfia
violento il collo e non si fa ingoiare.
Stiamocene un po’ in cucina, insieme.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Omp, 2008), Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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