Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce di venerdì su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.

Gli omaggi a Dubito e Zeichen delle poesie di Giuàn (Giovanni) Oliva non sono confinati agli eserghi, ma agiscono pienamente, si fanno intelaiatura organica ai testi. Zeichen è il destinatario al quale si accosta e presenta, mentre di Dubito riprende un verso (attingo dal cielo indaco). Attraverso associazioni, citazioni di Leopardi e Modugno e raffiche di rime baciate Oliva passa da una generica esaltazione della libertà (pronti piuttosto a demolire ogni muro / di confine a saltare ogni barriera / a rovesciare e abbattere ogni parete e rete / per annientare in cielo in mare in terra / ogni frontiera…) alla specifica tragedia dell’umano disarmato stuolo dei migranti. Di qua slanci di fratellanza, di là squarci della sua Sardegna. L’endecasillabo “tra stracci putridi ghirlande verdi” suona come uno splendido occhiello.

Mi sento sedotto e abbandonato da Alessandro Salvi che propone definizioni di poetica (La differenza tra prosa e poesia? / La prosa dice, la poesia seduce) e sciarade (Mal d’estro e fasti di dio, fu il somaro / a dir per primo “Io”) e addirittura volge Adriano in scatologia (l’anima vagula blandula eiacula), perché non sviluppa premesse promettenti come l’idiozia del pronome di prima persona singolare e il carattere sessuale della scrivere; sveltine.

La poesia della settimana è Sogno di Francesco Loiacono. In un altro testo inviato modula una narrazione su ottonari quasi tutti regolari; qui invece predilige una generale uniformità di accenti e immagini slegate. L’inserzione tra parentesi di correzioni e aggiunte è un ottimo espediente per dare al contempo un ritmo sussultorio e un effetto di rilievo. Gli animali e i personaggi mitologici appaiono in pose incongrue, tra metamorfosi e paradossi. Il senso complessivo resta inattingibile, come in un sogno, appunto.

SOGNO

Un’isola di carne
dove il drago giace
sulla radura ombrosa
(e fresca)
sotto i rami del tiglio.

Cala il sole a mezzanotte;
Polifemo viene avanti.
Stringe bacche fra le labbra:
all’amor gli succhia il sangue.

C’è una sorella che piange
sopra il cadavere bianco
(e giallo)
d’una sorella senza mani
morta per un abbraccio.

Ma la lupa non piange;
ma la lupa è un bel fiore.
Non ha spine né artigli:
e nelle fiamme c’è il mare.

Volgiti a Oriente,
sconsacrata bambina.
Il mio cuor duro ti spinge:
troveremo il tuo Dio.

La libertà sincopata:
suonare forte e sentire
solo il legno gracchiare;
solo furia (e sgomento).

Sì:

Il tuo seno ubertoso
– dolce vita che fosti –
è parvenza di latte,

Che non ebbi ma seppi

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Omp, 2008), Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità di aderire sia al “canone”, alla tradizione, che frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performance al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

(Visited 241 times, 1 visits today)