Dare il nome alle cose è l’ultima opera poetica di Rossella Renzi, edita nella primavera del 2018 dalle Edizioni Minerva (Bologna) in una elegante collana denominata Cleide.
I testi sono la testimonianza di un vero e proprio viaggio sentimentale tra gli affetti dei propri figli e un richiamo costante a coloro i quali fanno parte dell’intimo sentire della poetessa. Sarebbe limitante soffermarsi a questa constatazione che è solo l’origine di un narrato in forma poetica che trasporta e, per certi aspetti, sorprende per l’incisiva nudità di aspetti valoriali che trascendono il sentimento personale.

Il libro originale nella stesura e votato a una sorta di imagismo nella rappresentazione di alcune visioni, «ci sono i rovi pieni di spine / alberi di gelso e di fichi. / Il segreto per una preghiera / il verso eterno dell’acqua che sgorga», si dipana in alcune apparenti antinomie che si risolvono sempre nel positivo sorgere di un bagliore. Renzi è poetessa matura, ci riserva un afflato umanissimo di speranza quando afferma «tu che hai nomi diversi per la neve / e silenzi per tutte le ore / se la notte non dovesse bastare / conserveremo le palpebre chiuse». Ogni singolo verso, le parole incastonate nel mosaico dei testi, in armonia con i suoni e le voci che generano ci lasciano percepire quanto la scrittrice sia pervasa da una forma di felicità originaria che non smarrisce però il senso della fragilità degli eventi quotidiani.

Il libro si svela in una introduzione strutturata su cinque domande poste dalla curatrice di collana – Cinzia Demi – all’autrice, che risponde sui riferimenti poetici e contenutistici della sua opera. Comprendiamo quanto la poesia abbia forma e funzione taumaturgica, nel senso più coerente che questa parola ereditata dall’humus ellenico possa contenere: prodigio e opera. La sintesi è il miracolo della vita, quello che Renzi con sobria qualità lirica vuole narrarci. Per alcuni passaggi straordinari di questo libro, penso a quella poetica forse troppo presto dimenticata di Sandro Penna, fra stupore onirico e un mondo percepito al di fuori dei disastri del potere e della prevaricazione.

Dare il nome alle cose ci appare nella sua forza evocativa – «ti abito nelle mani / come una piega silenziosa» – così come ci trasmette il messaggio di un amore puro, verso il prossimo e lo sconosciuto, assolutamente invincibile: «Ce ne vuole di cuore / per resistere al male / per non replicare».

In questa opera, la poetessa è riuscita a figurare felicità e furore affettivo, pur nella consapevole ammissione che la poesia è scheggia di luce: attraverso le ombre e le ferite che ci trafiggono inesorabilmente, si staglia in una limpida e possibile speranza.

Ogni anno andiamo alla vecchia fontana
col canestro in mano per le more
con la fede nella cosa che nasce.

Ci sono i rovi pieni di spine
alberi di gelso e di fichi.
Il segreto per una preghiera
il verso eterno dell’acqua che sgorga.

Piccolo tempio immerso nel verde
popolato da insetti che ronzano
o da girini nella stagione migliore.

L’acqua nascerà anche dopo di noi.

*

Ora che ho radici negli occhi
voglio raccogliere ogni respiro
assaggiare i gesti di chi mi sta accanto
immaginare gli spostamenti
verso di noi, i modi
di dire o di mangiare.
Tutta la fatica e il sudore
quando anche io
sono un po’ di voi.

*

Senza quelle braccia a sollevarmi,
le piccole mani a toccarmi la faccia,
nessuna voce senza riparo
nessun volo
in questo pianto regolare.
Il mondo con voi continua a fiorire.

Rossella Renzi vive a Conselice (Ravenna), dove lavora come insegnante. In poesia ha pubblicato: I giorni dell’acqua (L’arcolaio 2009), Il seme del giorno (L’arcolaio 2015), Dare il nome alle cose (Minerva 2018). È redattrice di «Poesia del nostro tempo» e di «Argo» (www.argonline.it). Ha curato i volumi L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie (Gwynplaine 2014); Argo. Poesia del nostro tempo (2015 e 2016); Argo – Confini (Istos 2018). Ha curato il blog Donne in poesia (ed. Kolibris); ha collaborato alla realizzazione del blog www.ipoetisonovivi.com.
Numerosi sono gli interventi su riviste di critica e letteratura: «Graphie», «Atelier», «La Mosca di Milano», «Clandestino», «Farepoesia», «Land», «Le voci della luna». Per Radio Sonora (Community Web) conduce il programma «Conversazioni in poesia». E’ attiva nella ricerca artistica per approfondire il dialogo tra la poesia e le diverse forme espressive. Organizza eventi legati alla poesia, laboratori di lettura e scrittura. Si è laureta in Lettere moderne col prof. Alberto Bertoni, con una tesi su Eugenio Montale e la poesia del secondo Novecento.

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