CONFINE DONNA – XI PUNTATA

Qual è stato il confine che ti ha segnata di più, cambiandoti, quello dal quale hai sentito di non poter più fare ritorno?

Non ho mai creduto di non poter più fare ritorno. Anzi, penso di poter vivere più o meno bene in qualsiasi posto dove ci siano vicine persone che sento simili a me nei loro valori di fondo. E penso che vivrei più o meno male in qualsiasi posto dove chi comanda, chi detiene il potere, non agisca in modo coerente con questi valori. Purtroppo nei nostri giorni questo comprende sia gli Stati Uniti sia l’Italia. Certo è, però, che non vorrei vivere per sempre lontana dalle bellezze di questa Toscana che avevo scelto, non so se per caso o per destino, da giovane studentessa.

La straniera

Sentivo come ironia della sorte
che stesse ora a Coney Island,
emblema delle pazzie più frivole,
proprio lei, che è cresciuta a Cracovia
e vissuta a Parigi e a Roma
prima di trovare l’approdo finale
a Brooklyn, dove stava da decenni ormai.
Ma il suo inglese era rimasto storpiato
con un accento che offendeva l’orecchio.

Anche sapendola colta
(parlava perfettamente il francese
oltre al polacco e anche l’italiano,
‒ nella fuga dalla Polonia a Parigi
erano passati dall’Italia) la sentivo
straniera, forestiera … altra.
Alla fine, provavo pena per lei:
la trovavo un po’ patetica, poverina.

Vivo su questa sponda dell’Atlantico
da più di quarant’anni ormai.
Ma ancora basta che dica ‘buona sera’
perché mi chiedano ‘ma lei non è italiana,
vero?’ E io, naturalmente, rispondo
‘non … sono straniera.’

Brenda Porster è nata a Philadelphia, USA, dove ha compiuto gli studi in storia moderna e in lettere inglesi e comparate, prima di trasferirsi a Firenze, città in cui ha insegnato lingua e letteratura inglese. Oltre all’insegnamento, si dedica alla scrittura poetica e alla traduzione letteraria. Le sue poesie in inglese e in italiano appaiono su molti siti web e in riviste sia italiane (ad es. Le Voci della luna, Pagine, Sagarana, El Ghibli, Forma Fluens, Fili d’aquilone, Traduzionetradizione, Illustrati#Budo), sia straniere (tra l’altro in The Browne Critique, Calcutta e in Gradiva, New York). I suoi testi sono stati tradotti in francese, tedesco e portoghese e si trovano in numerose antologie: Furori (Avagliano, 2003), Uomini (Le Lettere, 2004), Gatti come angeli (Medusa, 2006), Corporea (Le voci della luna, 2009), Varianti urbane (Damocle, 2011), Prismi (Chemins de traverse, Parigi, 2011), Incontri con la poesia del mondo (Urogallo, 2016), e Il corpo, l’eros (Ladolfi, 2018). Nel 2013 con la poesia Una lettera ha vinto il primo premio nel concorso nazionale “Donna e Poesia”. Fa parte de “La compagnia delle poete”, composta da donne che scrivono in italiano come seconda lingua, con la quale ha preso parte a diversi spettacoli in varie città italiane e straniere.
Come traduttrice dall’italiano in inglese, oltre a una lunga collaborazione con il sito letterario “El Ghibli: letteratura della migrazione”, ha tradotto Mario Luzi (Toscana Mater, Interlinea, 2004) e numerosi poeti contemporanei. Tra questi, con Johanna Bishop: For the Maintenance of Landscape: Selected Poems of Mia Lecomte (Guernica, Toronto, 2012). Ha tradotto in inglese video di Marco Simonelli e di Maria Korporal.
Traducendo dall’inglese all’italiano ha pubblicato, con Giorgia Sensi: Vicki Feaver, La fanciulla che ritrovò le sue mani (Poesia, ott. 2006). Con L. Magazzeni, F. Mormile e A. Robustelli ha curato Corporea: la poesia femminile contemporanea di lingua inglese (Le voci della luna, 2009) e La tesa fune rossa dell’amore: madri e figlie nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (La vita felice, 2015).

 

La rubrica “Confine donna: poesie e storie d’emigrazione” è ideata e curata da Silvia Rosa

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