SCAFFALE POESIA: EDITORI A CONFRONTO
XII PUNTATA

VYDIA EDITORE

 

Può raccontarci brevemente la storia di Vydia Editore e delle sue collane dedicate alla poesia, e quali sono, a suo giudizio, le peculiarità che la differenziano dalle altre case editrici?

Vydia editore nasce nel 2011, naturale e fortemente voluto proseguimento della mia esperienza imprenditoriale nell’ambito dell’editoria d’arte: con il marchio Vydia abbiamo infatti precedentemente prodotto volumi di grande pregio e ricercatezza, pubblicando capolavori classici, quali Paulus e la Divina Commedia, illustrati da artisti di chiara fama. Grazie alla collaborazione di un team giovane e appassionato, nasce quindi nel 2011 il progetto Vydia editore, con le prime due collane, “I Veli” per la narrativa e “Licenze” per la poesia. Nel 2018 abbiamo quindi inaugurato, per quanto riguarda la poesia, una nuova collana, “Nereidi”, dalla veste grafica più agile, ma sempre molto attenta alla validità delle proposte, dedicata a voci poetiche giovani e già affermate. Entrambe le collane si distinguono, crediamo, per l’eleganza della vesta grafica e per la qualità delle voci poetiche contemporanee sia italiane che straniere in traduzione italiana. I molti premi e riconoscimenti che abbiamo ricevuto attestano la nostra attenzione alla qualità.

 

Quali sono le difficoltà di una casa editrice che si occupa di poesia, oggi?

Per una piccola realtà editoriale rigorosamente non a pagamento come la nostra, continuare a investire in poesia è un atto quasi eroico. Che noi però rinnoviamo ogni anno e compiamo con orgoglio nella profonda convinzione che la poesia, soprattutto la buona poesia, meriti di essere diffusa, anche a fronte, spesso, di un investimento economico in perdita.

 

Potrebbe enunciare i criteri di scelta a cui vi attenete per le pubblicazioni di poesia? C’è uno stile che è prediletto più di altri? Si può parlare di una linea editoriale che caratterizza Vydia Editore in ambito poetico e se sì, può definirla?

Sia la collana “Licenze” che la nuova collana “Nereidi” sono rivolte a voci poetiche soprattutto “giovani”, anche se spesso si tratta di voci già largamente affermate e riconoscibili. Non ci precludiamo stili e tendenze, quello che di volta in volta decidiamo di pubblicare deve colpirci soprattutto per la qualità e la coerenza della proposta. La varietà e la diversità per noi restano un valore.

 

Quali sono i titoli più venduti e le/gli autrici/autori più amati del vostro catalogo di poesia? 

I titoli di poesia che ci hanno dato sinora maggiori soddisfazioni sono Dieci bozze: di Rachel Blau Du Plessis, nella traduzione di Renata Morresi (che ha ricevuto il premio Mibact per la traduzione e il premio Marazza per la traduzione poetica), Appunti dal parco di Francesca Matteoni (premio Tirinnanzi), Lettere della fine di Nadia Agustoni (premio Bologna in Lettere e finalista premio Pagliarani) ed Erba e aria di Fabio Franzin (premio Luciana Notari e finalista premio Pagliarani), Pastorali di John Taggart nella traduzione di Cristina Babino (premio Marazza per la traduzione poetica – sezione giovani). Per quanto riguarda la neonata collana “Nereidi”, voluta dall’attuale direttore editoriale Cristina Babino, questa è stata inaugurata con Sespersa di Alessandra Carnaroli, con la prefazione di Helena Janeczek, un’opera che sta riscuotendo molti consensi critici, ed è proseguita con Caratteri di Francesco Maria Terzago (con la prefazione di Gian Mario Villalta), mentre a breve è prevista la pubblicazione di Alter di Christian Sinicco, con la prefazione di Giancarlo Alfano.

 

Secondo Lei, è corretto affermare che in Italia la poesia non susciti interesse, venda poco e sia in crisi, come spesso si legge e si sente dire? La poesia continua a rispondere ai bisogni dell’Uomo, nonostante le trasformazioni a cui la società è andata incontro e gli spazi pubblici sempre più esigui a essa dedicati? Cosa si potrebbe eventualmente fare per incrementare l’attenzione del pubblico e incentivarlo a leggere più poesia?

Le vendite di poesia, nella nostra esperienza, sono in generale – a meno di qualche eccezione – scarse, e difficilmente riescono a coprire le spese di produzione. Si tratta sicuramente di un mercato con “poco mercato”, appunto, ma, come ho già accennato, abbiamo sempre riservato e continueremo a riservare un’attenzione e una cura speciali alla diffusione delle opere di poesia, proprio perché siamo convinti del suo valore umano e culturale, anche oggi. Credo che un’azione importante possa essere fatta nelle scuole, incentivando la conoscenza e la diffusione di opere di poesia “attuali”, più vicine al sentire dei più giovani, che troppo spesso vedono la poesia come qualcosa di antico e relegato alle antologie scolastiche.

 

Da diversi anni all’editoria tradizionale si sono andate affiancando, affermandosi sempre più, nuove tendenze che vedono internet (dai blog/siti specializzati ai vari social) come dinamico luogo di scritture: per quanto riguarda la poesia, la Rete può aiutare o al contrario ostacolare la diffusione dei libri di poesia?

Sicuramente la rete aiuta e ha aiutato, negli ultimi anni, a ravvivare i dibattiti e lo scambio di idee e testi poetici. C’è da chiedersi però perché a tanta attenzione e vivacità di dibattito non corrisponda spesso l’acquisto del libro.

 

Che consigli darebbe a un/a autore/autrice che volesse pubblicare un proprio libro di poesia?

Affidarsi a editori non a pagamento, di cui si conosca la storia e il catalogo, e che si impegnino a seguire l’autore in ogni fase. E leggere molta poesia, prima di scriverla!

 

 

Luca Bartoli (Macerata, 1964), imprenditore, fonda nel 2008 la casa editrice Vydia Edizioni D’Arte. Nel 2011 con il marchio Vydia Editore amplia la proposta editoriale allargandola anche ai settori narrativa, poesia e saggistica.

 

La rubrica “Scaffale poesia: editori a confronto” è a cura di Silvia Rosa

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