CONFINE DONNA – XVII PUNTATA

Qual è stato il confine che ti ha segnata di più, cambiandoti, quello dal quale hai sentito di non poter più fare ritorno?

All’inizio sentivo i confini geopolitici come una cosa che non mi riguardava. Dentro di me ero convinta che si basavano su errori storici, su interessi privati e di potere di qualche signorone del passato. Chi poteva dividere una collina, far passare un confine in mezzo a un bosco, usare un fiume come linea di frontiera? Poi ho visto quanto questi confini potevano segnare un destino, decidere sulla vita e sulla morte, far passare facilmente le merci, e annullare, con giri di filo spinato, diritti di base, cosiddetti universali. Oggi più che mai si avverte l’assurdità di certi confini. I cambiamenti climatici non si fermano alla frontiera di un paese, di una nazione. Samantha Cristoforetti in un’intervista – parlando della percezione del nostro pianeta dallo spazio – sottolinea il senso di comunanza e dice: “Siamo un’astronave, siamo questo pezzo di roccia lanciato in un universo ostile.” Ora che vivo qui in Italia da più di trent’ anni, mi sembra che qualche volta io ci sia soltanto in parte, che abbia lasciato qualcosa nelle strade di Vienna, nei paesaggi a sud del Danubio. Ma anche in molti altri posti. Da quando so leggere, mi sono immedesimata, ho osservato il mondo con gli occhi del/della protagonista, delle figure dei libri. Mi risultano così familiari certi posti in Australia, in Canada, in Africa, dove sono stata soltanto per la lunghezza di un libro, e poi tornata, con un altro, come si torna a casa.

Da Prugni

Partenza

nella radio qualcuno
parlava di giardini immaginari
con dentro rospi veri
mentre lei si avviava
lasciando cadere
una parola ogni tanto
come facevano Hänsel e Gretel
per ritrovare un giorno
la strada di casa
e contro ogni logica
camminava sperando
che qualcuno le raccogliesse
anche se questo significava
smarrirsi per sempre

Barbara Pumhösel è nata in Austria nel 1959. Laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Vienna, vive vicino a Firenze e scrive in italiano e in tedesco. Ha pubblicato numerosi libri per bambini, tra cui – insieme a Anna Sarfatti – la serie de La Calamitica III E (Edt 2007-2009, protagonisti i bambini di una classe multiculturale), La voce della neve (Rizzoli, Milano 2013) e L’orchestrosauro (Giunti, Firenze 2013). Più recentemente sono usciti Che fortuna! So lucky! (Fondazione A. Marazza, Borgomanero 2018), O Menino e o Cipó (Editora Espiral, Recife 2017), La volpe e il picchio e la bambina (Terra nuova, Firenze 2017) e Gli errori di coccodrillo (Tandem Il Castoro, Milano 2016). Nel 2009 un suo scritto dal titolo La frontiera li attraversa: appunti sulla poesia transculturale austriaca è stato inserito nel volume I colori sotto la mia lingua: scritture transculturali in tedesco a cura di Eva-Maria Thüne & Simona Leonardi (Aracne, Roma). Poetry Fellow della Fondazione Bogliasco (Centro Studi Ligure, Genova) e membro della Compagnia delle poete, ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: In transitu (Arcipelago itaca 2016); Dammar (con immagini di Walpurga Ortag- Glanzer, Literaturedition Niederösterreich 2013); Parklücken (Verlag Berger 2013); Gedankenflussabwärts. Erlaufgedichte (Edition Thurnhof 2009, con litografie a colori di Walpurga Ortag- Glanzer); Prugni (Cosmo Iannone, Isernia 2008). Nel 2019 uscirà un testo lungo in versi, un “Langgedicht” in tedesco, dal titolo Die Distanz der Ufer [La distanza dalle rive] presso la casa editrice austriaca Limbus Verlag (Innsbruck).

La rubrica “Confine donna: poesie e storie d’emigrazione” è ideata e curata da Silvia Rosa

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