Fotografia di Dino Ignani

 

da Il Scappamorte (Amos 2019)

Velo viola la sera lieve accarezza i fiori
freddi del melo – una goccia di resina inizia a formarsi
sulla corteccia. È questione di ore

di giorni.
Non guardare negli occhi
il cane non correre non gridare
con la voce del suo padrone.

Felici i sempre connessi
perché con essi gli amici
e i nemici sono congiunti
e inafferrati inter-essi?

Confessi a te stesso che della felicità
sai la voglia: fa feste
all’aria intorno a te e ignora
il boccone offerto, come il cane addestrato
alla guardia del cuore
quando sfugge al guinzaglio.

 

***

 

Sono stato un bambino insonne.
All’inizio era tutto catturare il momento
dello sprofondo, quando l’io vigile
si dissolve e subentra quell’altro che sogna
e sa che dorme.
Non è stato facile
rinunciare a un gioco dove pareva possibile
soffermarsi sulla soglia del perdere sé
e sorprendere – nella notte,
nel buio della mente, afferrando – l’istante,
la chioma sua di cometa già dentro il niente.
Tra me e me lo chiamavo il scappamorte.
È stato l’altro, poi, a sorprendere me:
da un sogno dove l’avevo lasciato all’alba
senza più ricordarmi,
mi ha svegliato mentre mi stavo perdendo
dentro le cose solite
che perdono tutti ogni giorno.

 

***

 

Ti stai attardando e lo sai nelle stanze del sonno
dove il gufo e la donnola parlottano quieti
nello specchio che versa il liquore degli anni
sul pavimento: hai avuto paura, ma ora il tuo corpo
galleggia nel tempo, c’è il platano nel cortile
della scuola, il trattore, prendi il tuo posto
nella foto con la maglia a righe.

Ancora un minuto un minuto.

Ti riconosce una fuga di echi.
La proroga tra l’essere
chiunque e il diventare te stesso
dura l’incalcolabile.

 

Gian Mario Villalta ha scritto poesie (ricordiamo Vanità della mente, Mondadori, Premio Viareggio 2011 e Telepatia, pordenonelegge-LietoColle, Premio Carducci 2016). Alla poesia ha inoltre dedicato attenzione critica con numerosi interventi su rivista, in monografie, nel web, nel volume Il respiro e lo sguardo. Un racconto della poesia contemporanea (Rizzoli 2005) e nella cura del “Meridiano” Andrea Zanzotto, Le poesie e prose scelte (con Stefano Dal Bianco) e del doppio Oscar che raccoglie gli Scritti Sulla letteratura del grande poeta veneto. Il suo ultimo romanzo, Bestia da latte (Sem editore 2018) trova in L’olmo grande (Aboca edizioni 2019) un suo inatteso compimento. È Direttore artistico di Pordenonelegge. Il Scappamorte (Amos 2019) è il suo ultimo volume di poesia.

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