Persona minore, edito da qudulibri nel 2015[1], è la seconda prosa poetica scritta da Giancarlo Sissa, quella prosa così densa e vibrante di cui l’autore ci aveva già dato prova nel precedente libro Il bambino perfetto (Manni 2008). Qui, come nelle sue notevoli raccolte in versi (tra queste, L’aureola, Il mestiere dell’educatore, Manuale d’insonnia, Autoritratto), ritroviamo una voce limpida e potente, che accarezza il mistero, il sogno, l’invenzione, accanto al silenzio nominato per accogliere e fare spazio al canto.
Nonostante la scelta della prosa, che si sviluppa con una maggiore libertà rispetto al verso, in questo libro il ritmo, il metro e l’andatura del dettato seguono una struttura musicale con estrema naturalezza, poiché la poesia è alla radice di questa scrittura: ne è la sostanza generatrice, nutre tutto ciò che si deposita sulla pagina.
A livello formale questa opera, che si pone in piena continuità con le precedenti, rivela un continuo lavoro di ricerca, attraverso le numerose figure retoriche che mette in campo: figure di suono, di senso, di elocuzione… Una ricerca nella lingua e nella parola che avviene attraverso lo studio assiduo, la letteratura, la traduzione, il teatro; attività che vedono impegnato Giancarlo Sissa da molti anni e che gli hanno permesso di raggiungere quella voce solida e consapevole delle possibilità della poesia.
Per dirla con Paul Celan, uno dei più grandi del secondo Novecento, in questa scrittura si percepisce quel «Canto d’emergenza dei pensieri/ nato da un sentimento, // che ha dei nomi svegliati dal canto/ non molti…».[2]
La raccolta è popolata di presenze: persone care, familiari, amori, intrusi, identità diverse, divinità; accanto agli animali, le visioni, i sogni e quei frammenti che appartengono al vissuto, che sembrano mescolarsi e riaffiorare senza regola. Tra le pagine si accendono immagini nette e luminose, che contengono un fermento, la vita che s’incendia: «la parola aveva un suo fuoco e fuoco era la frase sospesa fra guerra e riposo». Quelle immagini s’insinuano nel corpo e nel pensiero, in modo nitido e concreto, grazie ad una accurata precisione del linguaggio.
Persona minore nomina i luoghi del corpo e dell’anima, della storia personale e dell’immaginazione: Isole, Porti, Vie, Città, Taverne… una mappa di siti in cui quel canto si è incendiato: «Ecco le isole, la roccia bianca, lo spavento della balena, la pena dove nuotano le mani. La carezza che manca è la pagina vuota, voce a capofitto nella chiesa…»
E’ un’opera luminosissima e buia, piena di scarti, di inciampi e di luoghi caldi e accoglienti, ma anche freddi e spaventosi. Un libro in cui l’Io si moltiplica in molte identità e si racconta in una prospettiva minore: uno sguardo dal basso che a volte coincide con quello dei bambini, così carico di vita, di aspettative e di futuro. Ma anche di paura e di meraviglia.
«Abbiamo paura della casa che ci sopravvive? lì tornano i sogni, e noi in quelli, come sconosciuti, col cuore separato, muto, pallido come un bambino spaventato, come lungo le vie di un quartiere che non esiste.»
C’è una continua tensione in questa scrittura, tra la vita e la morte, il desiderio e l’abbandono, Eros e la sofferenza. Persona minore scruta nuovi e passati orizzonti, ha sete dell’altro, dell’azzurro del cielo, del bianco della neve, del calore e della fragranza del pane. In lei convivono la leggerezza del fanciullo e la pesantezza dell’uomo maturo, che porta con sé il carico dell’esperienza, le perdite e le rinascite, che scruta nuove prospettive e significati, attraverso quella musica dolce e terribile che è la poesia.
Richiede un tempo giusto, la lettura di questo libro di Giancarlo Sissa, per quella necessaria stratificazione che permette l’ascolto più profondo e la riflessione sulla parola poetica, in grado sempre di indagare qualcosa su noi stessi e sul senso dell’esistenza.

Ancora esilio
(a Giancarlo Sissa)
Abito il mio cadavere. L’immagine che affonda nello specchio come una mela nell’acqua. La neve nel parco è figlia della cometa, vela vera del tempo e festa di disastri. Rabbrividiscono le finestre del mattino, la luce accesa nella cucina del sonno, e vengono come in sogno, come la briciola, che cade feconda, in silenzio vengono, con lentissima evidenza, i passi di un tempo, le cerimonie della confusione.

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Altra invenzione di Dio

1
E dunque sono venuto a schiantare i confini delle città prigioniere, delle menzogne intere, della gloria imposta e della presunzione, del nulla che vi tormenta. Costruisco la voce che il corpo risale fin dove l’aria s’incendia.

2
Così vive in me la persona che sono, con imbarazzo e malinconia, nei colori del labirinto, camminando in uno specchio. Nella casa cerco la mia casa, la vigna gonfia di cielo e mattino. Io sono la persona minore.

*

Il mondo del mattino IV

1
Ha occhi di neve il cammino, perdoni senza senso, fiamme tipografiche di rondini nelle più compiute malinconie della luce. Nelle imprecisioni del tempo o in riva al pesco nevicante solo la pietà ci salva – i poveri di spirito- stanche d’acqua le gambe e gli occhi, interi pezzi di sogno accesi come voci al mercato, vendono pane, sbarazzano l’alba del fango.

2
Così abitiamo il mondo del mattino, l’orto della scrittura, le catene silenziose del respiro, del tempo nella stanza e del seme – fiume fermo, cometa che sosta abituandosi a noi-. E le vie nel petto chi le conosce? il temerario assetato di vento, il geografo del ritorno, i destini dei bimbi sotto il cuscino, i colpi di remo nello scalmo, la cucina che accudisce la notte, l’alba nelle tazze, la patria dei risvegli.

3
E l’orlo sono i sogni aperti fra i rami, la buia caccia. fredda come uno schiocco. Rivedi mai l’ombra del nido? o l’ombra della pagina in riva al sonno condiviso? il buon sonno che cuoce il pane, prepara figli e giochi, le rincorse del mattino?

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[1] Persona minore fa parte della collana FARE VOCI diretta da Giovanni Fierro e contiene una lettera di Serena Dibiase.
[2] Cfr, Alberto Bertoni, La poesia. Come si legge e come si scrive. Il Mulino Bologna 2006, pag. 8

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Giancarlo Sissa è nato a Mantova nel 1961. Vive a Bologna. Francesista e traduttore, suoi racconti e poesie sono comparsi su numerose riviste. Come poeta ha pubblicato nel 1997 Laureola (Book Editore, postfazione di Alberto Bertoni), nel 1998 Prima della tac e altre poesie (Marcos y Marcos, prefazione di Giovanni Giudici), nel 2002 Il mestiere dell’educatore (Book Editore, postfazione di Alberto Bertoni), nel 2004 Manuale d’insonnia (Nino Aragno Editore, postfazione di Roberto Galaverni), nel 2008 Il bambino perfetto (Manni Editori, postfazione di Antonio Prete), nel 2015 “Autoritratto (poesie 1990-2015)” (italic/pequod Editore, postfazione di Alberto Bertoni) e “Persona minore” (Qudulibri Editore, con una lettera di Serena Dibiase). E’ presente in diverse antologie fra cui L’occhio e il cuore, poeti degli anni ’90 (Sometti, 2000), Il pensiero dominante, poesia italiana 1970-2000 (Garzanti, 2001), Le parole esposte, fotostoria della poesia italiana del novecento (Crocetti, 2002), Poesia della traduzione (Sometti, 2003), Parole di passo, trentatre poeti per il terzo millennio (Nino Aragno, 2004), Trent’anni di Novecento (Book Editore, 2005), La linea del Sillaro (Campanotto, 2006), Vicino alle nubi sulla montagna crollata (Campanotto, 2008), Calpestare l’oblio (Argo, 2010), 100Thousand Poets for change primo movimento (qudu libri, 2013), I volti delle parole (Fondazione TitoBalestra onlus, fotografie di Daniele Ferroni, prefazione di Sebastiano Vassalli, 2014),”Non ti curar di me se il cuor ti manca” (qudulibri, 2015), Sulla scia dei piovaschi – poeti italiani tra due millenni (Archinto, 2016). Le sue poesie sono tradotte in diverse lingue europee. Per Gallo et Calzati Editori ha curato nel 2004 Poesia a Bologna, raccolta di scritti autobiografici di diversi autori. Ha collaborato come diarista e attore con il Teatro delle Ariette. E’ presidente dell’Associazione Laboratorio Teatro (in)stabile. Membro del Comitato scientifico del Centro studi Sara Valesio. Fa parte del Direttivo del Festival teatrale della Fiaba di Modena.

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