Lunedì 11 giugno, alle ore 17.30, a Palazzo Ducale (Genova), si presenta in anteprima nazionale Del cielo e le sue meraviglie, della terra e le sue miserie, l’ultima raccolta di Homero Aridjis. L’evento è a cura di Fabrizio Dall’Aglio (Passigli Editori) in collaborazione con Parole spalancate – Festival Internazionale di Poesia di Genova.  Grazie a Passigli Editori pubblichiamo in anteprima tre poesie del poeta messicano, tradotte da Valerio Nardoni.

 

Di padre greco e madre messicana, Homero Aridjis pare sintetizzare nella sua opera tutta una serie di miti e culture anche apparentemente distanti e contrastanti; nelle sue pagine pulsa sempre però una storia viva, nella quale anche la cronaca, spesso violenta, si apre a risvolti metafisici, in un continuo dispiegamento di forze tra il bene e il male. Ne risulta un universo poetico e narrativo complesso e affascinante, un immenso crogiolo di immagini ai quali il poeta attinge, di volta in volta, per rappresentare meraviglie e miserie del nostro mondo. In questo quadro, Del cielo e le sue meraviglie, della terra e le sue miserie, che è l’ultima raccolta di Aridjis (edita per Passigli, NdR), si presenta come una vera e propria summa della sua scrittura: tutti gli elementi paiono confluirvi in un grande affresco universale, in un’opera veramente ‘totale’, alla ricerca di quel punto di unione e di comunione che costituisce l’humus militante non solo dell’opera, ma della sua stessa vita. Né, d’altra parte, possono mai mancare gli accenti più intimi, perché la poesia di Aridjis, come ha scritto Juan Rulfo, «è un simbolo dell’amore, nel suo significato più nobile»; è questo amore che costituisce il ponte tra terra e cielo, ed è attraverso di esso che la poesia di Aridjis «accende la realtà delle immagini, facendo della vita una sorella del sogno» (Yves Bonnefoy).

Traduzione dallo spagnolo di Valerio Nardoni

La luna


Caduto lo splendor che all’occidente
inargentava della notte il velo

Giacomo Leopardi, Il tramonto della luna

Caído el sol detrás de las ventanas,
el niño de la calle sube la escalera de la torre
para ver de cerca a la luna, ese pecho blanco
que lo amamantaba en su lecho de pobre.

Habitante solitario de una ruina urbana,
sus padres de ‘vacaciones’ (él en la cárcel,
ella en el prostíbulo), quiere subir al último piso
y contemplar de frente la ciudad del ruido.

Pero al mirar la cara sangrienta de la luna
mirarlo desde un espejo en la penumbra,
en su blancura ve aparecer un cuerpo negro
más oscuro que la oscuridad: una tortuga marina.

Y luego otra, otra, hasta llegar a siete,
andando todas lentas por la playa,
con lágrimas en los ojos,
como haciendo nidos en la luna ignota.

Oh, Medusa del cielo,
oh, luna decapitada,
qué maravilla ver tortugas
en tu cara blanca.

La luna

Caduto lo splendor che all’occidente
inargentava della notte il velo

Giacomo Leopardi, Il tramonto della luna

Caduto il sole oltre le finestre,
il bambino di strada sale la scala della torre
per vedere da vicino la luna, quel bianco seno
che lo allattava nel suo letto di povero.

Abitante solitario di una rovina urbana,
i suoi genitori in «vacanza» (lui in carcere,
lei nel lupanare), vuole salire all’ultimo piano
e contemplare di faccia la città del rumore.

Ma guardando il viso insanguinato della luna
che lo guarda da uno specchio nella penombra,
nel suo biancore vede apparire un corpo nero
più oscuro dell’oscurità: una tartaruga marina.

E poi un’altra, e un’altra, fino ad essere sette,
che vanno lente lente sulla spiaggia,
con lacrime negli occhi,
come facendo nidi sulla luna ignota.

Oh, Medusa del cielo,
oh, luna decapitata,
che meraviglia vedere tartarughe
sul tuo bianco viso.

Perro girando en el espacio
a Betty

Rufus, no te dejes engañar
por la larga noche sin despertar,
ni te asustes por la completa
inmovilidad que viene con la muerte.

Nunca has estado más cerca de casa
que ahora que estás lejos de ti mismo:
sólo le debes obediencia a la fuerza
de gravedad y a tu amo espectral.

En tu rigor mortis, mientras describes
como un pequeño satélite una órbita girando
alrededor de la tierra, recuerda tu ladrido,
escucha tu miedo, confía en la velocidad del amor.

Cane che gira nello spazio

a Betty

Rufus, non lasciarti ingannare
dalla lunga notte senza risveglio,
né ti spaventi la completa
immobilità che viene con la morte.

Non sei mai stato più vicino a casa
di ora che sei lontano da te stesso:
non devi obbedienza che alla forza
di gravità e al tuo padrone spettrale.

Nel tuo rigor mortis, mentre descrivi
come un piccolo satellite un orbita girando
intorno alla terra, ricorda il tuo latrato,
ascolta la tua paura, confida nella velocità dell’amore.

Niña de medianoche
Niña de medianoche,
cubre tu desnudez,
la muerte de falo seco
te está mirando
por el espejo roto del antro.

Niña de medianoche,
desde una patrulla policiaca,
la muerte vestida de hombre
te está acechando con ojos
que parecen tapas de cloaca.

De noche en la zona roja,
desde una camioneta blanca
un narco vestido de rata
pasa repartiendo bala,
y no sabe porqué te mata.

Bambina di mezzanotte

Bambina di mezzanotte,
coprì la tua nudità,
la morte dal fallo secco
ti sta guardando
da uno specchio rotto.

Bambina di mezzanotte,
da una pattuglia della polizia
la morte vestita da uomo
ti sta scrutando con occhi
che sembrano di cloaca.

Di notte nella zona rossa,
da una camionetta bianca
un narco vestito da topo
passa ripartendo pallottole,
e non sa perché ti ammazza.

 

 

Nato a Contepec, nello stato di Michoacán, nel 1940, Homero Aridjis è uno dei protagonisti della letteratura messicana contemporanea. Già ambasciatore nei Paesi Bassi, in Svizzera e presso l’Unesco, per sei anni è stato presidente internazionale del Pen Club, del quale è attualmente presidente emerito. È stato visiting professor all’Indiana University di Bloomington, alla New York University e alla Columbia University e ha coperto la Nichols Chair in Humanities and the Public Sphere all’University of California di Irvine. Da sempre fortemente impegnato nell’attività di salvaguardia dell’ambiente, ha fondato nel 1985 il ‘Grupo de los Cien’, che si batte per la protezione ecologica e la difesa della biodiversità. È autore di una vasta opera di poesia, di narrativa, di saggistica, di teatro e di letteratura per l’infanzia, per la quale ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti anche in Italia, come il Grinzane Cavour, il Camaiore e l’Elena Violani Landi. Tra le traduzioni italiane delle sue opere ricordiamo i romanzi 1492 Vita e tempi di Juan Cabezón di Castiglia (Garzanti, 1992) e A chi pensi quando fai l’amore (Bompiani, 1999), e la raccolta di poesie Diario di sogni (a cura di Emilio Coco, Ladolfi, 2013). Nel 2018 esce per la casa editrice Passigli il volume Del cielo e le sue meraviglie, della terra e le sue miserie (traduzione a cura di Valerio Nardoni).

 

Valerio Nardoni (Livorno, 1977), ispanista, si occupa di letteratura e traduzione letteraria, materie che ha insegnato presso vari atenei (Modena, Pisa, Siena). Ha tradotto numerose raccolte di poesia di lingua spagnola, attività per la quale ha ricevuto diversi riconoscimenti, fra cui il Premio Achille Marazza per i Sonetti dell’amore oscuro di Federico García Lorca (Passigli, 2015), il LILEC dell’Università di Bologna e il «Benno Geiger» per Amore, mondo in pericolo e Il corpo, favoloso di Pedro Salinas (Passigli, 2014 e 2015) e, più recentemente, il Premio Nazionale per la Traduzione del Ministero per i Beni Culturali. Tra gli altri poeti da lui tradotti, ricordiamo Pablo Neruda, Ángel Crespo, Antonio Gamoneda, Clara Janés, Andrés Sánchez Robayna, Juan Andrés García Román. È direttore della sezione di poesia straniera del Premio Ciampi-Valigie Rosse, di cui è uno dei fondatori, e che ha dato origine alla casa editrice Valigie Rosse. È autore di un romanzo, Capelli blu (Edizioni e/o, 2012) e di una raccolta poetica, Senso di facilità (Passigli, 2014). Dal 2015 è docente di scrittura creativa presso la Scuola Carver di Livorno.

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