Nati negli anni Ottanta è un progetto a lungo termine che ha l’intento di riassumere e catalogare le esperienze poetiche individuali o collettive portate avanti da autori scriventi in italiano nati tra il 1980 e il 1989. Si tratta di poeti cresciuti letterariamente in ambiti e contesti diversi e dunque legati spesso a modi di intendere il discorso in versi del tutto differenti. Per segnalare i libri dei poeti nati negli Ottanta scrivete sul form di contatto.

 

 

Damiano Sinfonico (Genova, 1987), dottore di ricerca in letteratura italiana, è stato docente di italiano all’Università di Granada e attualmente insegna in un liceo. Ha pubblicato due libri di poesia: Storie (prefazione di Massimo Gezzi, L’arcolaio, 2015) e Lingualuce (L’arcolaio, 2017). Suoi testi si possono leggere in diverse pubblicazioni, tra cui i siti Le parole e le cose, Nazione Indiana, Nuovi Argomenti, Interno Poesia, Poetarum Silva, Parco Poesia. È redattore di Nuova Corrente e collaboratore della rivista online La balena bianca.

 

 

 

Poesie tratte da Storie (prefazione di Massimo Gezzi, L’arcolaio, 2015)

Dalla sezione (Prime)

 

Il ponte, oggi è riservato al traffico automobilistico.
Il limite è sessanta chilometri orari.
Chi viaggia lì, vede la città abbracciarlo da ogni lato.
Chi viaggia sotto, vede un filo lungo oscurarlo.
Una volta ci ho camminato sopra, con altra gente.
Manifestavamo contro i tagli all’università.
Era l’onda, si srotolava contro i tetti accesi nel sole.
Sembrava crescere, crescere sempre.
Poi ha smesso, è scesa sottoterra, forse ancora scava in profondità.
Non so dire la fine degli altri, ci si è persi di vista.
Immagino che a camminare lì fossimo tanti.
Che forse ancora qualcuno si ricorda di quella camminata.
Che il bello era camminare sopra il ponte.
Passano le macchine, anch’io di tanto in tanto.
Ma l’aria che si respirava sopra, nessuno se la immagina.

 

***

 

Palazzo Spinola, casa del Seicento.
Una guida gratuita ci introduce.
La ascoltiamo nelle prime sale.
Racconta di una tela a forma di elle.
L’avevano tagliata, maldestramente.
La osserviamo a lungo.
Immaginiamo la parte mancante.
Ci lasciamo incantare dal sorriso infantile.
Chi aveva accanto?
Si moltiplicano le congetture.
Lasciamo in sospeso.
Proseguiamo nelle altre stanze.
Infine un’esposizione di quadri fiorentini.
Dipinti luccicanti, carnosi, interi.
Il terrazzo per finire.
Ma si ripensa al sorriso infantile.
Alla parte tagliata.
I vasi intorno portano delle etichette.
Qualcuno ci ritrae in una foto.

 

***

 

Dalla sezione (Ultime)

 

   A Francesco

Il trasloco sta finendo.
I quadri, le bottiglie, i portasciugamani.
Tutto ha trovato una collocazione.
Resta poco da fare.
Aspettare insieme il domani.
La luce filtrata dagli alberi.
Questa casa si apre agli anni futuri.
Arriveranno uno a uno.
Li conteremo insieme, luminosi e meno.
In te c’è un altro secolo di vita.

 

 

*****

 

 

Poesie tratte da Lingualuce (L’arcolaio, 2017)

Dalla sezione Tornanti

 

È accaduto un pomeriggio al museo.
Poi abbiamo tardato prima di rincasare
faceva freddo, il cielo coperto.
Nei dintorni c’era un ristorante
ci siamo seduti a un tavolo, come a bordo vasca
le nostre ombre friggevano sul piatto.

 

***

 

È alto e goffo il professore,
un po’ più grande della lavagna
sulla quale scrive con precisione
i nomi di registi rari
ma parlando di un russo fa una pausa
e dolcemente si confessa
di quando lavorava di notte
e al mattino si addormentava
davanti a un film di Tarkovskij.

 

***

 

Dalla sezione Come si dice

 

Nelle biblioteche di provincia
la voce roca e cicalante
che da dietro uno scaffale
t’impiglia nel suo giro di spola
fra le chiacchiere quotidiane
fa mostra di tutta la polvere, l’opaco
che s’incrosta sulla lingualuce.

 

***

 

Quanto misura una risata? E l’area del cuore come si calcola?
Azzurra D’Agostino

A quante domande ci hanno sottoposto,
di norma burocratiche
nessuno chiede mai se preferiamo un tramonto
o le giornate piovose dell’autunno,
quante poesie ci vogliono per fare un libro
e quanti anni per fare una vita.
Ma non sono domande da farsi,
si ha tutta la vita per rimandarle.

 

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