Città dolente (Dante – Inferno, III)

 

“Mosè non entra nella Terra Promessa perché era la promessa
stessa e  
l’ha vissuta pienamente nel percorso della sua vita.”
Yarona Pinhas

Andiamo tutti a Gaza, tutti a casa
nella striscia che tirano le bombe
a chi fa terrorismo con le pietre
e lapidano al piombo 100 al colpo;

fermiamoci lì a Gaza, droga sfusa
di religioni mostri di potere –
venerare la terra come i cieli
era in antico la via all’armonia:

veniamo tutti a casa qui a Gaza,
con la guerra che dura da una morte –
senza ci sia mai vita e scoppi pace
nella città che pure ha questo nome;

andiamo via di qui, torniamo a Gaza
prima che gasino tutti, restiamo
a casa nostra – senzatetto, come
quell’accampato ovunque del divino:

facciamo un giro a Gaza, dove strisciano
nel sangue altri serpenti – casa mia
pretesa a forza: violenza, con l’alibi
d’esser stati le vittime dei nazi;

non è Lasa ma Gaza, radix mundi
e ombelico del male – orco infernale,
finis terrae in cui tutto può cambiare
per tornare celeste in terra lesa:

siamo già a Gaza, pure qui – c’è lezzo
orrendo di finanza criminale,
dacci oggi il nostro debito perenne
e uccidici illudendoci d’amore…

(16/05/2017 – ore 03:06)

 

 

Tre rumeni e un moldavo – integramento

“La cartella clinica come racconto.”
Franco Basaglia

Ieri a Padova, in un’acciaieria,
l’ennesimo incidente sul lavoro –
quattro operai sono colati vivi
sotto il metallo fuso, fuoriuscito
dall’improvvisa rottura di un tubo:
tre hanno ustioni all’80 percento
del corpo e l’altro, pur ferito grave,
almeno non è a rischio di morire:
non sono imperatori che necessitano
di commemorazioni statuarie –
eroi del quotidiano, i veri martiri
nell’abominio che ha nome Uccidente.

(14/05/2018)

 

 

 

Spendersi bene (per rendersi canto)

“Si deus est animus nobis, ut carmina dicunt, 
hic tibi praecipue sit: pura mente colendus.”
Disticha Catonis – Liber I, 1; a volte mettono la virgola dopo animus, ma cambia poco… – ndr.

 

Il cuore del mercato è tutto vuoto,
la pelle dei banchetti sta per fuori:
la vita è questo scambio di visioni;
un’opera il cui senso non è dato,
ma è sempre da rifare – insieme agli altri:
è adesso, dove sei, che puoi contare…

 

 

 

Sofferenze nell’alimentazione

“I doni devono toccare il destinatario così profondamente da inquietarlo.”
Walter Benjamin, Einbahnstraße

C’è una donna che da qualche sera
dorme in camera in fondo, è magrissima:
oggi si alza ché vuole dell’acqua,
poi non torna dal bagno e controllo –

regge i jeans con la mano e con l’altra
posa il mòcio; la sento, singhiozza –
le domando: ti serve qualcosa?
Lei fa no con la testa, e va via…

Poi le chiedo se è tutto a posto,
lei mi dice che vomita e vomita;
è uno strazio – le faccio: domani
fatti dare pastiglie antiemetiche!

Se lo scrivo, è perché non so fare
i miracoli che servirebbero:
tutto è storto e non è colpa loro,
son la febbre del corpo sociale;

e là fuori, chi a soldi sta bene –
ecco l’altra metà del macello;
tanto a tutti ci pare Natale –
capodanno, le feste, il cenone:

la Befana non viene, la notte
ha le scarpe sfondate e la carne
è straziata dal sacco stracolmo
d’una vita di amaro carbone…

(Per Anna e i suoi 40kg scarsi)

Ulisse Fiolo, nato nel 1972 a Mira (VE), vive da 10 anni a Campolongo Maggiore. Pubblicazioni ufficiali (molte undeground, anche pseudonime): Per (semplice) respiro (Prometeus 2003), Bronse e semense (scampoi de diaeto) (d’if 2011). Primo CD strumentale (11 brani, chitarre e piano verticale), Il pane di domani, 2017.

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