Alla fine di settembre e ad ottobre, abbiamo pubblicato numerosi poeti dialettali; hanno avuto delle grandi performance di lettura Ivan Crico (nella foto in evidenza con Milo De Angelis) con una selezione tratta da Seràie (Edizioni Cofine) in dialetto bisiacco, la lingua veneta che si frappone tra il gradese, il triestino e il friulano, e Nevio Spadoni con la sua antologia in romagnolo Poesie 1985 – 2017 (Il Ponte Vecchio). La poesia in dialetto continua a essere dunque molto seguita su Poesia del nostro tempo, come già si era intuito per mezzo dell’antologia L’Italia a pezzi, a riprova che ci sono comunità di parlanti nelle lingue minoritarie davvero interessate alle proprie voci poetiche, nonché appassionati di letteratura neodialettale, e tradizioni, anche di lettura, ormai radicate. Tutto questo è segno della grande vitalità culturale, spesso sottovalutata, del nostro paese.


L’indagine sulla poesia continua attraverso nuove e vecchie rubriche: innanzitutto Primo Piano, dedicata ai protagonisti culturali della poesia, inaugurata recentemente con l’intervista ad Antonella Palermo, giornalista di Radio Vaticana e autrice de La città bucata (Interno poesia), e Grammofono con analisi approfondite dei testi, ad esempio le poesie tratte da Teratophobia (Round Midnight Edizioni) di Gaia Giovagnoli – abbiamo pensato fosse importante mettere in luce quelle individualità che danno un contributo significativo alla nostra cultura e alla ricerca sulla poesia, e fornire a tutti i poeti una rubrica di critica che analizzi la qualità delle opere di poesia, e non la sociologia dei gruppi letterari.
Da più parti abbiamo ricevuto menzioni per il lavoro culturale che stiamo facendo, e per l’apertura ai diversi generi della poesia; oltre la varia composizione della redazione, che esplicita il suo interesse verso una grande molteplicità di poetiche, non siamo neutri osservatori della promozione di addetti culturali, critici e poeti. Sempre più le nostre rubriche e approfondimenti presteranno attenzione alle persone che pensiamo debbano essere punti di riferimento nell’ambiente, e saranno strumenti utili per comprendere la qualità dei testi, mettendo in luce gli elementi in grado di oltrepassare epigonismi, stantii e codificati stilemi.

 

Come sa chi ci segue da un anno, ci sono rubriche che, in questo particolare momento, svolgono un lavoro di indagine attraverso questionari sulle scelte degli operatori culturali del nostro settore, ad esempio Scaffale Poesia: editori a confronto. Sono rubriche importanti che ci fanno comprendere come comunicano i poeti, i critici e gli editori. Ad ottobre, Scaffale Poesia ci ha fatto scoprire le idee di Franco Buffoni sulla collana “Lyra giovani” di Interlinea. Trovo utile, dopo vent’anni di antologie di giovani poeti utili principalmente al posizionamento dei curatori, che oggi si pubblichino finalmente più libri, perché questo ci permette di criticare l’opera; ma quando Franco Buffoni parla di “alta qualità nella ricerca e innovazione radicata nella tradizione”, di “autonomia estetica”, e poi si dedica ad accostare le letterature straniere, quella italiana, quella latina, Janeczek, Maraini, Levi, ai poeti giovani  (rimando alla lettera che ho indirizzato a Giovanna Cristina Vivinetto, dopo l’esclusione dal Premio Solstizio dedicato alle opere prime, dove metto in luce le fragilità dell’opera della giovane poeta), non riesco più a comprendere di cosa stiamo discorrendo, di tradizione, autonomia, o se si tratta di inserire solo dei tag.
Penso sia un mio dovere – e forse un diritto di tutte le generazioni di poeti – costruire degli spazi per la discussione delle opere, affinché nella comunicazione della poesia non prevalgano solo spot pubblicitari (anche se devo dire che certi discorsi denotano molte abilità nella vaghezza).
Forse bisognerebbe comprendere la necessità di muoversi con cautela con i giovani, smetterla di raggrupparli in antologie, criticarli di più, ma aiutando nella sistemazione dei testi, tramandare modi per discutere con eleganza oltre i tag, fornire luoghi dove rappresentarsi oltre i narcisismi e le polemiche sterili, utili solo a qualche like. Quando la comunicazione, per mesi, sovrasta di gran lunga la validità di un titolo, quando si associa a modelli che sfruttano solo la possibilità di targettizzare dei possibili acquirenti sui nuovi media, qualcosa si incrina nel rapporto con la poesia, si incrina anche nel rapporto tra le persone, gli stessi poeti, che non riescono ad osservare più quando le critiche sono utili, quando degli amici o dei compagni di viaggio chiedono di approfondire sia ciò che unisce, sia ciò che divide.
Siamo in tempi in cui la paura nel confrontarsi, il conformismo narcisista dei poeti e la mancanza di critica, sembrano prevalere, ma non si può pensare che le persone appassionate di poesia poi non si rendano conto di ciò che leggono, oltre il frastuono della comunicazione letteraria.


Nuovi fenomeni: Alessandro Burbank è stato il protagonista del contenitore Slammer; il caso di Nuova Poesia Troll, un collettivo satirico forse ancora troppo poco indignato, è stato invece analizzato nella rubrica Dispositivi  da un nostro nuovo collaboratore, Federico Ronconi, che si è reso responsabile anche di un’altra breve riflessione, ma interessante se pensiamo ai possibili sviluppi della comunicazione sulle opere di poesia: il riferimento è al premio Ritratti di Poesia 280, dedicato alle poesie che stanno in tweet (a proposito, partecipate al concorso).
Evelina Schatz ha continuato la serie di Confine Donna, indagine sulla letteratura femminile “migrata” in Italia, ed è tornato anche il Laboratorio, da settembre a cadenza mensile, con la scelta di Devis Bergantin, come poeta-lettore del mese. Un mese, quello di ottobre, che porta nelle primissime posizioni un nuovo poeta.

La Classifica di novembre di Poesia del nostro tempo: Patrizia Vicinelli è in testa, seguita da Gabriele Galloni con la sua plaquette Creatura breve (Ensemble), e da Giuseppe Nava con Esecuzioni (d’if), il suo libro sulla Grande Guerra. Gli autori più letti mensilmente: a partire da dicembre, le più lette sono state Laura Marino (post più letto nel 2017) con delle poesie inedite e Elena Zuccaccia (post più letto a gennaio) con una selezione dal libro d’esordio ordine e mutilazione (Pietre Vive); Gian Mario Villalta (febbraio) nella recensione di Carolina Rossi alla sua opera Telepatia (LietoColle), e Alberto Bertoni (marzo) con la presentazione di sue poesie inedite; poi l’udinese Francesca Martinelli (aprile) con una selezione da Ex Voto di briganti assassini fate santi e contadini (FrancoPuzzoEditore), sempre restando in Friuli, l’autore più letto a maggio è stato Pierluigi Cappello grazie al saggio di Carlo Selan sulla raccolta Le nebbie (Campanotto); a giugno Christian Tito con i suoi inediti e a luglio Jonida Prifti, nell’intervista di Silvia Rosa per la rubrica Confine Donna; ad agosto la Sicilia si è resa protagonista portando in vetta alla classifica mensile Noemi de Lisi, con il libro d’esordio La stanza vuota (Ladolfi), mentre a settembre un altro giovane autore è balzato in testa, Gabriele Galloni con le poesie da Creatura breve (Ensemble). A ottobre il più cliccato è risultato essere Vittoriano Masciullo, con una selezione da Dicembre dall’alto (L’Arcolaio).

I primi tre della classifica annuale

Patrizia Vicinelli è stata ricordata da Davide Galipò in un saggio presente anche in Confini, l’annuario di poesia che abbiamo pubblicato con Istos Edizioni, dove si mette in luce la poliedricità di questa autrice. Un esempio, la poesia di Patrizia Vicinelli, di come si possa coniugare sperimentazione, pratiche di scrittura, oralità e riflessione sulla società. Galipò scrive che “il percorso della Vicinelli ha rappresentato un esempio lampante di come la poesia potesse, nell’epoca di disgregamento dei valori borghesi, in quel decennio che va dal maggio ’68 alla fine del ’77, decostruire il linguaggio del potere attraverso l’uso consapevole, da una parte, della parola, ormai alienata dal linguaggio giornalistico e pubblicitario, e dall’altra del fonema liberatosi del (solo) messaggio verbale. In questo modo, la parola diveniva oggetto e la poesia suono”.

Gabriele Galloni fotografato da Arianna Vartolo

Al secondo posto c’è Gabriele Galloni con una selezione da Creatura breve (Ensemble 2018), una plaquette composta da poesie sul tema di un’esistenza vissuta come mistero: si parla di una “terra secca che si sbriciola”, una sorta di materia che ha breve durata, appunto una “creatura breve”, quasi la vita e il mondo fossero il ritaglio di una diapositiva, il riflesso parziale di una escatologia, di una visione più vasta, ma impossibile da raggiungere. Via via la trama del libro si infittisce e compaiono personaggi “religiosi” descritti con ironia e sarcasmo nell’esecuzione di rituali e preghiere, evocazioni di quanto fintamente possa essere vissuto il rapporto con la vita, fino a prendere in same anche la distorsione della religione con il tema della pedofilia.

 Al terzo posto della classifica generale si piazza Giuseppe Nava: la sua opera Esecuzioni (Edizioni d’if 2013), che rielabora in endecasillabi le sentenze emesse durante la Grande Guerra, è sempre attuale. La sfilza di fucilati al petto o alla schiena con disonore, ma senza difesa alcuna, è raccontata con le parole delle sentenze, e relative motivazioni, ridondanti di retorica patriottarda, che segnalano un gap comunicativo insanabile. Purtroppo la casa editrice d’if è stata recentemente chiusa, e tutti i suoi libri non sono più distribuiti.

Tutta la classifica*

1. Patrizia Vicinelli
2. Gabriele Galloni
3. Giuseppe Nava
4. Gassid Mohammed
5. Lorenzo Carlucci
6. Christian Tito
7. Francesca Martinelli
8. Gian Mario Villalta
9. Laura Marino
10. Elena Zuccaccia

* Per la classifica vengono presi in considerazione i post più letti nell’ultimo anno su Poesia del nostro tempo

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