Traduzione di Pietro Taravacci

da Caleidoscopio (Passigli 2018)

GENERAZIONE

Il letto è uno specchio che ci lascia nudi.
La nudità mia è nera come bile di un cieco.
Cieco come il bambino senz’occhi che ha sparso
di queste viscere il bianco imprudente
con lo stesso retaggio di altri poveri
di greve e di solenne mansuetudine.
Sono un mite cavallo cavalcato
da tempi ciechi, e bianchi e denudati,
tempi per qualche vuoto gesto inutile
come questo umido taglio, perché il solco
è già aperto,
già è rotto il solco,
mio padre aprì la via,
e voglio dire il padre di mio padre,
che già di questa madre aprì le viscere,
e adesso è quell’uomo che nel letto ti copre,
povero giovine forzuto e vigoroso,
ignaro zappatore in questa grotta
splendente di lenzuola.
È adesso lui quell’uomo che ti copre,
ti copre e poi ti scopre come bimbo stupito
su un fosso senza fondo
innanzi a quella morte immersa che il mar liscia
ben oltre questo specchio.

GENERACIÓN
La cama es un espejo que nos deja desnudos.
Mi desnudez es negra como bilis de ciego.
Soy ciego como el niño sin ojos que ha sembrado
la imprudente blancura de estas vísceras
con el mismo legado de otros pobres
de solemne y lastrada mansedumbre.
Soy un caballo manso al que cabalgan
tiempos ciegos, y blancos, y desnudos,
tiempos para un vacío gesto inútil
como este húmedo hachazo, porque el surco
ya está abierto,
está ya roto el surco,
mi padre abrió el camino,
quiero decir el padre de mi padre,
que ya partió la entraña de esta madre,
y es ahora aquel hombre quien te cubre en el lecho,
pobre joven membrudo y vigoroso,
zapador inconsciente en esta cueva
luminosa de sábanas.
Es ahora aquel hombre quien te cubre,
te cubre y te descubre como un niño asombrado
sobre un canal sin fondo
y ante la vieja muerte hundida que el mar bruñe
más allá de este espejo.

*

 

VEDER MARTA CHE NUOTA

Non ho fatto nient’altro in tutta questa estate.
Sto al sole qui, graffiando l’orizzonte,
e la guardo che nuota,
e intanto che l’oceano l’avvolge
nella sua onesta ampiezza,
l’aggirano i miei occhi riandando
dentro un sogno impalpabile e ardente
l’inabissata carne misteriosa,
promessa di altre vite in quella stiva.
Guardo le sue impeccabili bracciate,
quella falsa indolenza con cui fluttua
al di sopra di tutto,
tenace e moderato
lo sforzo della spalla sorprendente,
la rara finitezza tra infiniti
di sabbia e aria e acqua,
un corpo che alla luce splende e fulge
sempre uguale a se stesso,
e frange flutti per unirsi al mondo,
lasciando dietro sé
un tributo di pelle per i pesci.
E il mulinare umano del suo impulso
rasserena la pace del mio sguardo. Vedo
tutta questa pienezza nuova e vuota
nelle braccia di Marta,
che innanzi ai miei occhi
nuota.

VER A MARTA NADAR
No he hecho otra cosa en todo este verano.
Me siento al sol, rasgando el horizonte,
y la miro nadar,
y así como el océano la envuelve
en su honrada grandeza,
la rodean mis ojos recorriendo
en un sueño levísimo y ardiente
la sumergida carne misteriosa,
promesa de otras vidas en su estiba.
Miro la perfección de sus brazadas,
esa falsa indolencia con que flota
por encima de todo,
el moderado y terco
esfuerzo de la espalda deslumbrante,
su extraña finitud entre infinitos
de arena y aire y agua,
un cuerpo que en la luz clarea y fulge
siempre igual a sí mismo,
rompiendo olas para unirse al mundo,
mientras deja en su estela
un tributo de piel para los peces.
Y las humanas aspas de su impulso
amenizan la paz de mi mirada.
Veo
toda esta plenitud vacía y nueva
en los brazos de Marta,
que ante mis ojos
nada.

 

José María Micó è Professore Ordinario all’Università di Barcellona. Uomo di cultura noto e stimato, oltre che per la propria produzione in versi, per aver curato edizioni di classici spagnoli del Cinque e Seicento, per i suoi studi filologici e saggi letterari, e per le sue traduzioni di poesia catalana (Ausiàs March e Jordi de Sant Jordi) e italiana, soprattutto di Ariosto: la sua versione dell’Orlando furioso ha vinto in Spagna il Premio Nazionale per la Traduzione. Ha lavorato alla nuova traduzione spagnola della Commedia di Dante (Acantilado 2018). Nel 2018 è uscita per Passigli la sua opera Caleidoscopio, a cura di Pietro Taravacci.

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