Poesia del nostro tempo presenta l’Archivio virtuale de L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie.

Annamaria Balossini è nata nel 1953 a Novara. Laureata in Filosofia, professoressa di Materie Letterarie, svolge l’attività d’insegnante nella città di Novara, dove risiede. Ha pubblicato: Fargüj dal temp, Puesii Nuaresi (Ed. La Famiglia Nuaresa, 2002); Cüi ch’i védan – Viaggio dentro le statue e i teleri della Basilica di san Gaudenzio (Ed. Archivio Capitolare della Basilica di San Gaudenzio, Novara, 2004); La canson dla tera (Edizioni Astragalo, 2013). È inserita nelle antologie Documenti di viaggio – Dodici poeti novaresi (Ed. Torino poesia, 2008) e Il mulo è scettico per natura – Conversazioni con i poeti che abitano il Piemonte(Manifattura Torino Poesia, 2010).
 
L’ulmu galiot
Un culp ad tuss int una bulsa da piümb
e la pèl a sa sfrisa, i veni i sa sgùnfian,
i foji i sa scòlan ’mè la crusta dal mür.
 
Ma cun la forsa di pé e j ungi da falch (1),
lü (2) a sgrinfia la tèra, al morda la prea
e ’l trà sǘ ’l marciapé da sass e catram.
 
Al trà via la stanga, al trà giò al briot (3),
i ciod dla cadena, al pich dal güjot (4),
 
sensa ’l mors e la bria e ’l fuèt dal padrón,
lü ’l giöga al so fià int una fresa da blö.
 
L’olmo galeotto – Un colpo di tosse in un respiro di piombo / e la pelle si scalfisce, le vene si gonfiano, / le foglie si scollano come la crosta dal muro. // Ma con la forza dei piedi e le unghie di falco, / l’olmo artiglia la terra, morde la pietra / e solleva il marciapiede di sassi e catrame. // Butta via la stanga, butta giù l’imbrigliatura, / i chiodi della catena, il pungolo doloroso, // senza il morso e la briglia e la frusta del padrone, / egli gioca la sua vita in uno spicchio di blu.
(1) Ungi e pé: le radici
(2) Lü: l’olmo galeotto
(3) Briot: imbrigliatura al muso dei quadrupedi, simbolo della schiavitù da cui liberarsi.
(4) Güjot: pungolo per i buoi. Pich: qui inteso come sensazione di dolore
 


 
Questionario:
1. La preghiamo di indicarci i modelli di riferimento (italiani, della sua lingua, stranieri) della sua poesia, dove questi studi e letture l’hanno portata all’individuazione del suo stile.
Dai simbolisti francesi al siglo de oro : Unamuno, Jimenez e Machado, il grande padre Ungaretti e poi Luzi, Eliot, Dikinson, Rilke. Per il dialetto : il milanese Franco Loi, Fernando Grignola di Agno, la piemontese Bianca Dorato, i novaresi : Sandro Bermani e Luisa Falzoni.
2. Ci sono differenze significative tra la sua produzione di poesia in “dialetto” o nella sua lingua, e quella in italiano (se presente)?
No.
3. Con quali poeti contemporanei (della sua area linguistica, italiani, stranieri) intrattiene un dibattito costruttivo? Con quali ha semplicemente condiviso un percorso di gruppo (blog, riviste, associazioni) o di scambio di opere letterarie? Quali poeti l’hanno colpita di più?
Con le Associazioni : Gli amici di Piazza di Mondovì, Gioventura Piemontèisa,Cà dij Studi piemontèis, le novaresi : Academia dal rison e Quelli a cui piace il dialetto di Novara. L’editrice torinese : Manifattura Torino Poesia. Le riviste : La Sloira di Ivrea e Piemontèis ancheuj di Torino,
4. Quale l’immaginario o le immagini più diffuse, nella sua opera dialettale o nella sua lingua? Ci sono differenze tra l’immaginario che usa nella sua lingua e quello delle sue opere in italiano o in prosa (se presenti)?
Il rapporto con la mia terra, la Natura, la storia come storia di popolo e di tradizione, il mito, la filosofia e la religione.

5. Quali teorie (estetiche, politiche, etiche, critiche, etc…) sono presenti all’interno della sua poetica? Il suo modo di lavorare a un’opera di poesia (il processo formativo che ha usato) è stato influenzato da queste teorie? Se sì, può descrivere anche le modificazioni della sua scrittura/ operatività in poesia, nella sua lingua o “dialetto”, nel corso degli anni?

La mitologia greco-romana e quella celtica, i lirici greci, la religiosità biblica, l’esistenzialismo e il personalismo, la modernità liquida di Zigmunt Bauman hanno influenzato la mia poesia.

6. Il suo modo di scrivere nella sua lingua è rappresentativo del parlato della sua area di appartenenza (paese, città, provincia, regione)? Quali le differenze con il parlato? Ha introdotto altre lingue/linguaggi/codici/segni nella sua opera in dialetto o lingua? Ha recuperato espressioni linguistiche arcaiche?

Il mio intento è dare dignità letteraria al dialetto e in particolare al novarese : uso un codice linguistico scelto, ristretto e simbolico, e recupero in senso connotativo anche espressioni linguistiche arcaiche.
7. In percentuale, quante persone pensa parlino in dialetto/lingua nella sua area di appartenenza (paese, città, provincia, regione)?
Azzardo una risposta : in città i dialettofoni sono meno diffusi rispetto ai paesi ; le nuove generazioni lo conoscono poco, i neodialettali appartengono ad una fascia media di età, gli anziani sono quelli che più lo parlano, ma solitamente non sanno scriverlo. Inoltre molti « poeti » dialettali scrivono in dialetto senza conoscere nulla di poesia, e molti che sanno di poesia non hanno il possesso del dialetto.

8. La sua regione presenta leggi di tutela del suo dialetto/lingua o supporta le pubblicazioni con qualche legge? E’ in grado di illustrare queste leggi (o dare i loro riferimenti)? Quale il dibattito culturale e politico a proposito?

Molte pubblicazioni vengono stampate con il contributo della Regione Piemonte, L.R. 26/90.
E’ dal 1994 che Gioventura piemontèisa porta avanti una lotta per il riconoscimento della « lenga piemontèsa » come Lingua ufficiale del Piemonte. Il piemontese con i suoi tre milioni di parlanti non è un dialetto o una variante dell’italiano ; codificata da oltre due secoli è una Koiné, una comune lingua regionale, fissata sul dialetto di Torino e ampliata dalle varianti, ovvero le parlate locali piemontesi Stando così le cose, Gioventura ritiene che il piemontese debba godere di una tutela costituzionale come per le altre lingue minoritarie (ad esempio :il tedesco a Bolzano, il francese in val d’Aosta).

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