Amigdala e altri timori
Rifiutavo i codini,
i costumi da bagno all’uncinetto.
Ridicole avevo già le idee e le clavicole alate.
La solitudine guariva nel sacrificio di lucertole erranti.
Io, Pietro «con un calcio torna indietro», Carlina dal [moccolo,
noi, generazione di anime biforcute
allevate dalla strada mammana.
Incendiai la culla per uccidere il grembo.
Dei crimini infantili
ho amato le attenzioni estorte.
Il perdono custodito in un uovo Kinder.

*
Talamo prenuziale
Il dottorino imberbe ci visitava
in cambio di lascivi tic tac,
i genitali svelavano il big bang
a noi che del piacere intuivamo la casualità.
Le falangi s’inoltravano nell’internato ignoto.
Tra i pistolini esibiti
come medaglie al volere
affiorava la ricetta dell’amore mutuabile.
Avevamo l’altruismo dei porci a dicembre.

*
Cortecce
Lo zio addestrava cagne da tartufo
la zia sbollentava cuori di pollo
la cugina era il mio doppio in biondo.
La loro dimora sopravvisse alla nostra diaspora.
Succhiavo ossa di sambuco
in cima al cachi spettinato,
ero un seme in fuga dalla potestà del frutto.
Istruivo bambole compìte
imparavo la non-famiglia.
M’innamorai di un fiore di nome Filadelfo:
deflorò la mia infanzia
in cambio di due stami.

*
Cute scalpitante
Dal baratro pulsante della stomìa
occhieggia una galassia scarlatta, ingorda.
Brontola le canzoni che ti ha rubato.
L’addome scalcia via l’unica mano amica
e dal sacco piovono le feci del silenzio.
Gli spinaci dell’ospedale restano un’arma letale.
Rai1 e la morte in diretta.
Gioco all’infermiera
con garze che detergono
ma non sanno il mio pianto.

*
Midolli e leggende
Le vecchie civette di strada
– gusci di sottovesti e prolassi –
narravano di cani mannari
con occhi di carbonella e membri circoncisi.
Ebbre di lampioni e marciapiedi
sgranavano piselli e rosari blasfemi
recitando nomi di antichi amanti
morti di gotta o di guerra.
I grilli sfregavano un jazz caldo.
Noi succhiavamo pistilli e altri falli
e istigati dai roghi familiari
contavamo i secoli
che separano le streghe dai santi.

Gabriella Montanari (1971, Lugo di Romagna), italo-francese, laureata in Lettere Moderne (Università di Bologna) e diplomata in Pittura (Scuola d’Arti Ornamentali San Giacomo di Roma), è poeta, scrittrice, sceneggiatrice, critica, giornalista e fotografa. Traduttrice di poesia e narrativa dal francese e dall’inglese, collabora con riviste letterarie, d’informazione, di viaggio e d’arte. È stata co-fondatrice e direttrice editoriale della casa editrice WhiteFly Press (Lugo). Attualmente è docente di lingua francese e Presidente dell’Associazione Culturale WhiteFly, con sede a Torino (Edizione, Arti e Produzione cinematografica). Esordisce in poesia con Oltraggio all’ipocrisia per le edizioni Lepisma di Roma (2012, Prefazione di Dante Maffia), a cui hanno fatto seguito Arsenico e nuovi versetti (La Vita Felice, Milano, 2013, Prefazione di Lino Angiuli), Abbecedario di una ex buona a nulla (Rupe Mutevole Edizioni, Parma, 2015, Prefazione di Enrico Nascimbeni) e Si chiude da sé (Gilgamesh Edizioni, Mantova, 2016, Prefazione di Davide Rondoni). Pubblica per Supernova di Venezia (2016, Prefazione di Carla Menaldo) il suo primo romanzo, Donne di cose e per Danilo Montanari Editore (Ravenna), il libro d’arte Reattivo di Valle (poesie e fotografie) con acquarelli di Sergio Monari (2017). La sceneggiatura del cortometraggio Il miglior nemico dell’uomo ha ottenuto la Selezione Ufficiale al Firenze FilmCorti Festival 2017. Sue poesie, racconti e traduzioni sono raccolti in antologie italiane e internazionali. Attualmente vive e opera a Torino.

 

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