SU ÇÜRÜDÜ
1
Yetmiş iki gündür bir dolapta kilitliyim. Yalnızca anahtar deliğinden hava giriyor ve ölü bir ışık sızıyor içeri. Yalnızlık hiç de tanrısal değil, görkemli değil. O yalnızca geçmişle gelecek, ölümle yaşam arasında kocaman bir karanlık nokta. Geçmişi ve geleceği olmayan, ölümle yaşam arasında irinli bir leke yalnızlık denilen. Şimdi ne varsa, anahtar deliğinden sızan havayla ışıkta… (Farkına varsalar, kapatırlar mıydı onu da?) Bütün belleğimdekileri yokettim. Elektrikli bir aygıyla yaktım, jiletle kazıdım. Çığlıkların aralığından uçurdum hepsini, kül edip savurdum.
Adımdan gayrısını bilmiyorum.
4
Bir böcek gibi antenlerimi gezdiriyorum bedenimde. Anahtar deliğinden sızan ölü ışıkta ellerime bakıyorum. Ellerim… Sanki bir kadının memelerini hiç okşamamış, sicaklığını duymamış. Ellerim…
Her dizesi çığlık olan şiirleri hiç yaratmamış sanki. Ne beyaz tenliyim artık, ne esmer, ne de kara… Cüzzamlının, vebalının bir rengi vardır. Irinin bir rengi… Ölünün bile bir rengi vardır ama derimin rengi yoktu. Belki çürüyen bir kentin rengiydi bu. Çürüyen bir dünyanın…
Adımdan gayrısını bilmiyorum.
L’acqua è marcia
I
Da settantadue giorni sono rinchiuso in un armadio. Solo dal buco della serratura entra l’aria e lascia filtrare una luce morta. La solitudine non è divina, non è spettacolare. È un enorme punto scuro fra passato e futuro, morte e vita. Quella che chiamano solitudine è una macchia purulenta senza passato né futuro, fra la morte e la vita. Tutto quello che è nell’aria e nella luce che filtrano dalla serratura… (Se se ne accorgono ottureranno anche quella?) Ho annientato tutto ciò che era la mia memoria. L’ho bruciato con un apparato elettrico, grattato via con un rasoio. Ho fatto volare via tutto, fra le grida, l’ho ridotto in cenere e poi disperso.
Non so altro che il mio nome.
IV
Come un insetto mi passo le antenne sul corpo. Osservo le mani alla luce morta che filtra dalla serratura. Le mie mani… Sembrano non aver mai accarezzato i seni di una donna, mai sentito il loro calore. Le mie mani… Quasi non abbiano mai scritto poesie che erano grida. Ormai non ho più una pelle chiara, bruna, nera… Ha un colore di lebbra, di peste. Di pus… Persino la morte ha un colore, ma non la mia pelle. Deve essere questo il colore di una città che marcisce. Di un mondo che marcisce…
Non so altro che il mio nome.
RESIM VE RESMI TARIH
I/
Birisi kitap okuyor otobüste
İlk durakta vuracaklar onu
Dizlerinin üstüne çöken
Bir zürafa gibi
Kalakalacak o
Ve bu kent
Çapraz ateşler altında
Yazarken kendi tarihini
Zürafaların nesli nasıl tükendi
Diye bir sayfa açacak
Birisi kitap okuyor otobüste
İlk durakta vuracaklar onu
II/
Bir bulut bir dağ
Bir de zürafa var
Çocuğun resminde
Bulut alçakta kalmış
Zürafanın boynunda
Resimde var da hiçbir kayıtta
Adına rastlanmıyor vurulanın
Yalnızca bir kitap kalmış ondan
Kanlı sayfalarında
Gözlerinin izi.
İlk durakta vuracaklar onu
İkinci durakta bir daha vuracaklar…
Disegno e storia ufficiale
I
Un uomo legge un libro sul bus
Gli spareranno alla prima fermata
Resterà impietrito
Come una giraffa
che collassa sulle ginocchia
E mentre questa città
Scrive la propria storia
Fra fuochi incrociati
Aprirà una nuova pagina
Per spiegare l’estinzione delle giraffe
Un uomo legge un libro sul bus
Gli spareranno alla prima fermata
II
Nel disegno di un bambino
Una nuvola, un monte
Una giraffa
La nuvola è più bassa
Del collo della giraffa
L’uomo colpito è nel disegno
Ma il suo nome non appare
In alcun registro, di lui rimane
Un solo libro, il segno dei suoi occhi
Sulle pagine piene di sangue
Gli spareranno alla prima fermata
Alla seconda gli spareranno ancora
ANISI BIZ OLALIM BU SOKAKLARIN
Anısı biz olalım bu sokakların
öpüşmediğimiz tek saçak altı
hiçbir otobüs durağı kalmasın
Biz yürüyelim kent güzelleşsin
gürültüsüz sözcükler bulalım
yeni sevinçlere benzeyen
Biz gelince bir yağmur başlar
yüzün çizilir buğulanan camlara
bir uzun karartma biter
akasyalar köpürür birdenbire
ve her avluda adınla anılan
çiçekler sulanır akşamüstleri
Bir arkadaş evine uğrarız yolüstü
bir fincan kahve içeriz, ısıtır bizi
başını sessizce omzuma koyarsın
gülüreyhan olur soluğun
Biz kalırız kuşlar dönüp gelir
her balkonda bir menekşe sesi
Belki yeniden güzelleştiririz
adları değiştirilen parkları
perdeleri hiç açılmayan evlerde
ışıklar yanar çocuk sesleri duyulur
tanıdık sevinçlerle dolar yeniden
kendi sesini kemiren alanlar
Anısı biz olalım bu sokakların
ve hiç durmadan yağmur yağsın
Biz gürültüsüz sözcükler bulalım
sarmaşıklar fısıldaşsın yine
Gidersek birlikte gideriz
yeni sevinçler buluruz hüzne benzeyen
Siamo noi la memoria di queste strade
Siamo noi la memoria di queste strade
non lasciamo nemmeno una fermata
sotto cui non ci siamo baciati
Camminiamo e sia più bella la città
troviamo parole prive di rumore
simili a gioie nuove
Al nostro arrivo la pioggia ha inizio
il tuo viso si profila sui vetri appannati
termina un lungo blackout
le acacie spumano all’improvviso
e in tutti i cortili verso sera
innaffiano fiori che portano il tuo nome
Raggiungiamo la casa di un amico sulla via
beviamo una tazza di caffè che ci riscalda
nel silenzio appoggi la testa sulla mia spalla
il tuo respiro diviene un fiore di basilico
Gli uccelli volteggiano senza sosta, noi restiamo
su tutti i balconi la voce delle margherite
Forse renderemo nuovamente belli
i parchi di cui cambiano il nome
nelle case dalle tende sempre chiuse
si accendono le luci, si diffondono le voci dei bimbi
gioie consuete riempiono le piazze
mentre consumano le proprie voci
Siamo noi la memoria di queste strade
e scenda la pioggia senza fine
Troviamo parole prive di rumore
sussurri ancora l’edera
Se occorrerà andare, camminiamo insieme
Incontriamo gioie nuove simili a malinconie
Ahmet Telli (1946) ha frequentato gli Istituti Hasanoğlan e Pazarören per la formazione degli insegnanti e si è diplomato all’Istituto Gazi Eğitim di Ankara. Dopo aver insegnato lingua e letteratura turca in varie scuole, nel 1981 è stato arrestato mentre era titolare di cattedra all’Istituto Gazi Eğitim ed è stato rimosso dall’incarico dalle autorità del regime instaurato dopo il colpo di stato militare del 1980. Accusato di violazione di tre articoli del codice penale, fu condannato per la violazione dell’articolo 142 e imprigionato a causa di uno scritto sul poeta curdo Cigerhun.
Ha lavorato per varie case editrici e librerie. Nel 1993 è tornato a insegnare letteratura in base a un’ordinanza della corte e in seguito è andato in pensione.
Ha pubblicato la sua prima poesia nel 1961. Nel 1972 ha vinto il Secondo Premio di Critica Letteraria del Periodico Varlık per i suoi studi sul romanzo Kerkenez scritto da Cegiz Tuncer. Per il suo libro Hüznür İsyan Olur gli è stato conferito il Premio di Poesia Ömer Faruk Toprak; con il libro Saklı Kalan ha vinto nel 1981 il Premio Yazko; con la raccolta Nidâ ha vinto il prestigioso Premio di Poesia Altın Portakal (Arancia d’oro) nel 2011. Nel novembre 2015 è stata intitolata a Telli una biblioteca popolare e per bambini nella municipalità di Ataşehir/Istanbul.
E’ autore dei seguenti libri di poesia: Yangın Yılları e Hüznür İsyan Olur (1979); Dövüşen Anlatsin (1980); Su Çürüdü (1982); Belki Yine Gelirim (1984); Çocuksun Sen (1994); Kalbin Unut Bu Şiiri (poesie scelte, 1994); Barbar ve Sehlâ (2003); Yüzünün Doğusu Gül-Gul e Rojhilata Rûyê Te (poesie scelte in turco e curdo, 2005); Nidâ (2010).
E dei seguenti libri di prosa: Ben Hiçbir Şey Söylemedim (2001); Buradayım Sozümde (2005); Neylersin (2013); Söylesen (interviste, 2015).
Ha infine realizzato CD di poesie recitate: Kalmasın (1994); Kül ve Kil (1997).
Le traduzioni dal turco ospitate sul blog e nell’Annuario 2016 sono di Nicola Verderame

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