e il tuo respiro che trova dimora
su un mio seno sgualcito
mentre le nostre vertebre intavolano, sfrontate,
uno sconclusionato discorso sulla
metrica degli istanti

*

ho acceso la luce
ne ho fatto rumore
il lancio delle corde per aria non ti umilia e
non ti muove. sorrisi lunghi come autostrade di denti
restituiscono ingiallita un’immagine tua
che non riconosco

*

in quel niente che mi separa da te
la distanza fisica è contorno sfumato, quasi assenza.
la mia pelle legge i codici della tua, ai tuoi odori somigliano i miei.
con l’idea di ingannare le ore
ti preparo un telegramma con pezzetti di me,
che tu possa poi ricomporli e farne tesoro.
non ti ho detto: delle spighe raccolte a giugno ne ho fatto briciole per insetti,
degli steli intrecciati fermagli per capelli.
le mollette abbandonate sul filo continuano a burlarsi di me
e a ogni colpo di cielo dondolano un po’.
verso sera si fa urgente il bisogno di un messaggio irriverente,
ti scrivo in corsivo tutto attaccato: in futuro/ io precipito/ e canto

*

ho visto mani sulla riva impegnate a scrivere
lettere d’amore con minuta calligrafia.
poco più in là, altre mani affogavano dentro l’onda per
portare a galla visi dimenticati.
poco oltre, altre mani frugavano leste
nelle viscere del fondale in cerca di bocche ammalate di sale.

*

la pelle bianca tradiva
una espressione di ritrovato solstizio
e gli occhi avevano abbandonato
gli spettri colore del rame.
poteva danzare libera ora, le sue braccia quasi alzate
come libellule fuori stagione

*

conti sulla bocca i passi percorsi,
i tragitti assolati
la luce disegna sponde sul volto,
sagome affiorano da occhi distratti,
le tue voci nascoste
hanno l’odore di vagiti di frutto,
il lago che è donna contiene.
come una bimba ripeti sottovoce,
e mimi la punta nuda dei piedi,
‘foglia per dire ramo
tronco per fare terra
mano che tocca cuore’

*

lei
apre parentesi
chiude pensieri
mastica ore
sorride ma trema
poi avverte il peso del mondo
che è un peso che irrompe,
che graffia, che è fuori misura

*

ferita aperta, livida
che ancora a intermittenza pulsa, rovina
e non vuole decidere di
rimarginare
mani, carezze a lungo cercate
e troppo spesso centellinate
sentirsi sbagliata per
avere incontrato un mostro
e non essere stata capace a farlo indietreggiare
io so che tu ci sei a tenermi la mano
anche se la tua foto è chiusa in un cassetto e la mamma ha buttato via la chiave.
‘nasconde per non soffrire, la mamma’ – ripetevo la notte sottovoce quando
nessuno al buio poteva sentire
e io bambina credevo d’essere forte con me.
poi le altre cose non le ho confessate più
che non va bene aggiungere dolore al dolore
e io ero grande e potevo andare.
quei lenzuoli bianchi ammassati
ne ricordo l’odore acre:
c’è della violenza esibita in un certo modo di informare.
si riesce a parlare una stessa lingua
che è quella del pianto
se lo si è incontrato almeno una volta.
ma prudentemente continuiamo a ignorare
fino alla prossima vendita all’incanto
di un corpo che non potrà più respirare

*

volare bassi a pelo d’acqua
per raccogliere umori che
qualcuno prima di noi
ha avuto cura di deporre e
occultare
sono acque non di specchio ma
di martirio quelle: scure, dense, ingannevoli
– come i tuoi ultimi giorni con me
la filastrocca che da bambina
cantavo alla finestra nei giorni di pioggia
mi tiene compagnia
bisogna sottrarre alla realtà
qualcosa per poi sentirne la mancanza
e andare – mi dici senza quasi parlare. può darsi – mi limito a osservare.
la verità è che io non sono brava a indagare
il senso di un confine e lascio andare
proietto altrove il mio sguardo ammutolito che
pretende di stare

*

il significare degli oggetti dentro una stanza
l’armonia del loro disordine musicale
due ombre di mani che si allungano, si rincorrono
e a sfiorarsi riescono appena.
dal cortile accanto voci indistinte di bambini che ridono

Francesca Marica, nata a Torino nel 1981. Avvocato penalista, si occupa prevalentemente di disagio e marginalità giovanile.
Poesia a parte, si interessa attivamente di fotografia, arte, cinema e teatro.
Pubblicata su diverse riviste e blog, tutta la sua produzione poetica è a oggi inedita. I lavori qui proposti confluiranno in una raccolta in via di definizione.

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